domenica 25 aprile 2021

Un anno dopo

Ricordo aprile dell'anno scorso come un periodo terribile.

Dentro casa eravamo tutti (io, mia madre e il suo compagno) preda dell'esasperazione, costretti all'alternativa tra le quattro mura e il viaggio al supermercato. Di andare a spasso nel parco del quartiere, ovviamente, non se ne parlava: il quattro zampe di casa ci ha lasciato proprio alla vigilia del 25 aprile dell'anno scorso e l'atmosfera dettata dalla sua sofferenza non faceva che peggiorare le cose. Sembra ieri, eppure è già trascorso un anno. Impossibilitato a recarmi fisicamente a lavoro, la concentrazione che mi serviva per badare alle relative faccende era pari a zero e l'importante scadenza del dottorato, che si appropinquava sul fronte universitario, non faceva altro che mettermi ansia, nonostante fosse stata prorogata. Tutto ciò si ripercuoteva sulla relazione tra me ed Eureka, la mia ragazza (ho deciso credo qualche post fa di rinominarla così su questo spazio, perché spesso e volentieri ha idee geniali che salvano la giornata/la pagnotta/inserire variabile a piacere), costretti a sentirci per telefono o in videochiamata. Non un abbraccio, non un bacio, non una carezza, niente di niente. Anche le voci degli amici, al telefono, sembravano più metalliche e distanti e il sollievo che erano in grado di dare era assai poco.

Avrei dovuto aspettare l'inizio di maggio e la (sempre parziale) fine della prima ondata per tornare a lavoro e ritrovare un barlume di forza e volontà per concentrarmi. Avrei dovuto aspettare la fine di quel mese per sentirmi dire che, a causa delle condizioni ambientali, sul lavoro non ero e non facevo abbastanza. Infine, avrei dovuto aspettare l'inizio di giugno per prendere la decisione di allontanarmi definitivamente e dedicarmi a tempo pieno alla scrittura (o quasi, ché ovviamente vallo a dire al tutor di dottorato e al suo umore ballerino che vorresti dedicarti solo alla scrittura della tesi perché sei nella merda più totale e non puoi dedicarti a esami, lezioni, ricevimento, lavoro su progetti di contorno e su articoli commissionati da lui et similia).


Oggi ho un nuovo lavoro,  con un piede (ma chissà per quanto) ancora nell'università e ritmi di vita e abitudini in parte diversi rispetto a quelli di un anno fa, certo, forse meno flessibili, ma di sicuro più umanamente sopportabili. Ho iniziato anche un percorso di introspezione e questo mi ha portato a compiere scelte che forse mai avrei preso in considerazione tempo addietro. Sì, a volte mi sento un po' quello di sempre, e in effetti ovviamente sono sempre io, Er Matassa, non un'altra persona, ma in molte piccole cose (che poi, data la loro somma, tanto piccole non si rivelano) mi sento cresciuto, cambiato, più consapevole dei limiti e delle potenzialità miei e degli altri. Ho imparato a dire "no" a certe pretese altrui e a dedicare del tempo a me.

In un anno tante cose son cambiate e credo di poter dire che nell'anno a venire ne cambieranno molte altre. Intanto, però, osservo quanto sin qui percorso e me ne accontento.

Osservatamente

Er Matassa


4 commenti:

Yaxara ha detto...

La fine del dottorato è sempre tragica o quanto meno difficile. Ma sei sopravvissuto, ed è quello che conta!

Er Matassa ha detto...

@Yaxara
Alla fine è stato quasi uno stillicidio, ma è andata.:)
Solo, non so se lo rifarei.

Franco Battaglia ha detto...

Introspezione? Fica sta cosa..

Katrina Uragano ha detto...

E' importante ogni tanto guardare indietro e capire di aver fatto dei passi in avanti che non erano scontati.