lunedì 15 novembre 2021

Flusso di coscienza #56


Se si cresce assumendosi la colpa di tutto ciò che accade (i.e.: anche quando succede qualcosa per cui non hai responsabilità), presto si impara a farne un'abitudine. 
Per quanto malata, disfunzionale e tossica, assumersi la colpa, dover trovare una giustificazione, ricercare una convalida nell'altro diventa una dannata abitudine: una sorta di automatismo, direi.

E poi, alla fine, paradossalmente, proprio quelle persone che sanno benissimo come farti sentire in colpa se la prendono con te perché ti senti sempre in dovere di giustificare qualsiasi cosa tu faccia.

È difficile ricostruire i puntini e risalire, per così dire, dall'arrivo al punto di partenza di un determinato comportamento. Ed è arduo spiegarlo a te stesso, prima che a loro.

Modificare il disegno, soprattutto, è la cosa più complicata. Cercare di tracciare un solco lì dove è sempre cresciuta l'erba, abbandonare la strada che ti sei costruito e di cui conosci i pericoli e le trappole, per prenderne un'altra, mai esplorata, che di pericoli non ne ha, o ne ha di meno.

È complicato, certo, ma vale sicuramente la pena provarci. Si parla di "no" che fanno crescere, spesso con riferimento all'educazione dei figli.

Io credo che dovremmo trovare il coraggio di dire "no", prima di tutto, a noi stessi.

No al farci violenza facendo qualcosa che non ci procura alcun sollievo. No a sopportare il peso di qualcosa puramente e semplicemente perché a chiedercelo è qualcuno a cui teniamo. No a doverci giustificare davanti agli altri per qualsiasi cosa che facciamo, pensiamo o diciamo.

È maledettamente difficile. E quanta fatica costa? E quando uno vedrà i risultati di tutto ciò?
Ogni volta che lo metto in dubbio, mi volgo indietro e ripenso a tutti i "no" che ho detto e, soprattutto, mi sono detto (pochi, sinora). E a come alcuni di questi mi abbiamo fatto crescere e ancora oggi mi diano gioia.

Difficilmente

EM