lunedì 25 maggio 2020

Caccia al tesoro ai tempi del COVID-19

Noto con sgomento che la ricchezza degli avvenimenti dell'ultimo mese fa da contrappunto alla lentezza della vita in costanza di quarantena da coronavirus. Questione di inquadrature, diceva qualcuno; tutto, se visto da lontano e nel suo essere collettivo, sembra procedere lentamente, tacere e per nulla scorrere. Mano a mano che ci si avvicina, però, ci si accorge che in realtà la staticità è solo apparente, immagine riflessa del grido e del vorticoso farsi della vita di ciascuno.
Così è stato per me, almeno ultimamente. 

Un mese fa l'amico a quattro zampe di famiglia, che quest'anno avrebbe compiuto diciassette anni (sedici dei quali, di "onorato servizio" e amore incondizionato, trascorsi al nostro fianco) se n'è andato, vittima di un male incurabile che si portava dietro da un paio d'anni e che le medicine potevano solo rallentare, ma non arrestare.

Un mese fa non avevo idea che, di lì a poco, mi sarei ritrovato praticamente senza lavoro (o, in un certo senso, a lavoro "in scadenza"...), salutato secondo modalità con cui ho già visto andarsene amici e colleghi e con cui non avrei immaginato di dover fare i conti - perlomeno non subito e giammai in un periodo delicato come questo.

Un mese fa fremevo dalla voglia di riabbracciare la mia ragazza, che già allora non vedevo da più di un mese. L'ho riabbracciata qualche settimana fa; erano trascorsi due mesi dall'ultima volta che l'avevo vista prima della quarantena ed è stata la sensazione più bella che ho provato in questo primo semestre sciagurato del 2020.

Un mese fa avevo completamente perso la forma fisica e la voglia di allenarmi. Solo una settimana più tardi, complice l'ansia di una sorta di test suscitatami da una cara amica, ho iniziato a svegliarmi quasi tutti i giorni verso le sei di mattina e a fare attività fisica. Inutile descrivere il benessere che ne ho potuto trarre

Un mese fa mi sento di poter dire che ero una persona diversa, perché diverse erano le mie certezze e abitudini. Un mese fa, pur costretto a stare a casa come tutti gli altri, avevo la compagnia di un animale domestico e la sicurezza di occupare un posto di lavoro. In un mese queste certezze si son fatte capelli bianchi.

Un mese fa non c'erano la stessa fame di tempo di adesso, la voglia di mettersi in gioco ancora una volta e la consapevolezza che non è affatto opportuno confondere fra loro il lavoro e l'amicizia. La vera sfida, ora, è riuscire in qualche modo a far tesoro di queste esperienze.

La caccia al tesoro, dunque, è aperta.

Er Matassa

venerdì 22 maggio 2020

Wind of Change

"A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava" (A. D'Avenia)

Forse sarà questa la citazione con cui ricorderò questa fase della mia vita.
Veniamo ai fatti: in sostanza il Professore, il mio capo, dopo averne parlato con gli altri Colleghi più anziani, mi ha suggerito che è meglio che mi inizi a guardare intorno, alla ricerca di altri posti di lavoro. Devo subito precisare che lo ha fatto trattandomi "con i guanti" (e non solo in senso letterale, come sarebbe logico pensare in questi tempi...): mi ha infatti lasciato carta bianca su modi e tempi della mia dipartita, più volte sottolineando che la fine di un rapporto professionale "stabile" non si tradurrebbe assolutamente in un apprezzamento negativo dal punto di vista professionale, umano e soprattutto morale. Che, semplicemente, lui e gli altri colleghi senior di Studio avrebbero preso atto della mia impossibilità - dovuta anche al fattore ambientale - di compiere quel "salto qualitativo" che si aspettavano da me, una volta superato con successo l'esame di abilitazione. Che spera che questo salto, non arrivato in via "autonoma", possa giungere in via "eteronoma", a seguito di un cambiamento - appunto - del contesto.

Questa cosa un po' la subodoravo nell'aria e in certi comportamenti dei Colleghi, ma non ne avevo la certezza. Quando me l'hanno detto, però, per quanto possa averne avuto sentore, è stata una bella botta.

Un po' mi riconosco in quello che mi è stato detto. Ed è vero che essendo sempre stato in uno Studio piccolo, ove la logica è quella della "bottega dell'artigiano", spesso mi sono trovato a dover supplire a una serie di carenze organizzative nelle quali, qualche volta, mi sono "adagiato", alle volte magari anche trovando rimedi efficaci a tali lacune, ma perdendo di vista l'orizzonte e il senso della professione di Avvocato.

Un po' (un bel po', a dire il vero) però, mi spiace, perché questo è il posto in cui, praticamente quasi da subito dopo la laurea, ho iniziato a lavorare e in cui sono cresciuto umanamente, accademicamente e professionalmente. Ho imparato tante cose e conosciuto tante persone: alcune se ne sono già andate, altre sono arrivate da poco. Mi porto dietro un bel bagaglio di esperienze lavorative, che spero possa servirmi anche in futuro.

Saltare, spiccare il volo, dicono. Già, ma come? L'unica cosa che per ora mi è chiara è che devo cercare di trarre qualche vantaggio da questo momento. Qualcosa per me - io, che ho sempre gli altri al primo posto - e per nessun altro. Come ad esempio ritagliarmi del tempo per pensare a un'altra prossima scadenza - parliamo della metà di settembre - per la quale poco o nulla ho fatto sinora rispetto a quanto avrei potuto.

Cercherò di aggiornare questo piccolo spazio con più frequenza. Chissà, magari, ove riuscissi, anche una volta al giorno, ma non vorrei pretendere troppo da me stesso.
Speriamo di rivederci presto su queste righe. Ma non aspettatemi, mi raccomando: perché "a colui che attende..." (etc. etc.)

Er Matassa