Da qualche parte in Germania, Luglio 2012
Matassa era un po' teso per l'imminente colloquio di lavoro ed effettivamente non ricordava di averne mai sostenuto uno prima di allora.
Che poi in fin dei conti si trattava di uno stage e chiamarlo "lavoro" era una parola grossa. Del colloquio di lavoro aveva tutti i crismi: prendere il treno dalla sua piccola città "adottiva", che lo aveva accolto come studente Erasmus, per recarsi in quella grande metropoli trafficata non si sa se più da macchine o da biciclette; "vestirsi bene", in giacca, camicia e cravatta nonostante il caldo di luglio non risparmiasse nessuno nemmeno in quel Paese del Nord. Se si poteva parlar di freddo in quella stagione era solo in relazione al carattere delle persone locali che circondavano Matassa e con le quali di rado si era intrattenuto, nei ritagli delle giornate passate con gli altri studenti Erasmus a studiare in biblioteca o a far festa. A breve, però, avrebbe conosciuto meglio qualcuno degli autoctoni e scoperto che far di tutta l'erba un fascio è sempre sbagliato.
Matassa si alzò, si stiracchiò le gambe e si guardò intorno. Lo avevano fatto accomodare in una grande sala rettangolare al piano terra evidentemente destinata alle riunioni. Un'ampia porta-finestra, posta su uno dei due lati corti, affacciava sul giardino al pianterreno della villetta in cui si trovava lo Studio e lasciava entrare tantissima luce. Una lunga libreria a muro, invece, correva lungo uno dei lati lunghi nella sua interezza. Matassa prese una rivista dalla libreria e iniziò a scorrerne l'indice.
Matassa si stava giusto chiedendo chi mai avrebbe potuto nutrire interesse per la tassazione sulle polizze vita oggetto di successione ereditaria quando qualcuno bussò alla porta. Prima ancora che potesse dire "Ja", si era trovato di fronte un Avvocato, leggermente più basso di lui, che gli tese la mano non impegnata a reggere una grossa tazza blu colma di caffellatte.
Fatte le presentazioni, si accomodarono attorno al tavolo, sul quale l'Avvocato sparpagliò i documenti che Matassa gli aveva inviato via mail: il (breve!) curriculum vitae, l'elenco degli esami sostenuti, i certificati di lingua.
L'Avvocato si fece dir subito quali fossero i rami del diritto preferiti da Matassa e ci tenne a precisare che gli ambiti prediletti dello Studio erano altri. Matassa - che in quel periodo ancora sapeva come avere una poker face nei momenti più opportuni e riteneva comunque utile fare un'esperienza di lavoro in quel settore - si riscoprì entusiasta di approfondire cose di cui poco prima nemmeno conosceva l'esistenza. Si vede che fu convincente, perché a un certo punto l'Avvocato ritenne maturi i tempi per passare allo step successivo, il test di lingua, in cui fortunatamente Matassa (il Matassa di allora, beninteso, non quello di oggi) non ebbe bisogno di ricorrere a sotterfugi. Ebbe però l'impressione fugace ch'esso fosse stranamente considerato meno importante.
Restava da definire il quantum - sul quale ovviamente Matassa non aveva il benché minimo potere contrattuale (ma non è che adesso la situazione sia migliorata) e il quando. Archiviato velocemente il primo, per il secondo ci si accordò per i primi di agosto, con un termine "sospeso".
"Signò, lo stagista conosce tre lingue, che faccio, lascio?"
"Ma sì dai, de sti tempi so sempre boni"
Stagisticamente
Er Matassa
P.S. Ringrazio PuroNanoVergine per avermi fatto ripensare a quel periodo