martedì 31 agosto 2021

Disordini reali e ricordi virtuali

I traslochi, si sa, portano scompiglio e confusione.

Spesso, però, sono anche un'occasione preziosa per sbarazzarci di ciò che di superfluo conserviamo (a volte inconsapevolmente!) nei cassetti degli armadi, che si tratti del cappello orribile regalato dalla zia Tarcisia nel Natale 2006 o della maglietta della squadra di atletica che indossavi ai tempi d'oro e che oggi non ti entra più nemmeno per un braccio.

Ciò considerato, Matassa desiderava sublimare il mettere ordine a modus operandi universale, da applicare anche ai beni immateriali oltre che a quelli materiali (sappiamo tutti che la verità è che si dedica ai primi per posticipare il momento in cui dovrà fare i conti con i secondi). Si è quindi ritrovato a passare al setaccio la lista dei blog che segue privatamente o pubblicamente per verificare chi fossero i blogger che avevano appeso la tastiera al chiodo.

Matassa si porta dietro questa lista da diversi anni: risale, infatti, ai tempi universitari, soprattutto a quelli in cui da studente Erasmus si divertiva a condividere usi e costumi degli stranieri (tedeschi in particolare) con i malcapitati che capitavano sul suo blog: persone dapprima già note, perché conosciute "in presenza" (come si usa dire oggi, ai tempi del Covid-19 e della DAD), poi anche amicizie virtuali. Alcuni di tali lettori avevano a loro volta dei blog e Matassa era lieto di poter leggere la realtà attraverso le "finestre" di queste persone, spesso aperte anche su Paesi molto lontani geograficamente, culturalmente ed economicamente.

Tra i vari blog che ha aperto e chiuso, da buon accumulatore seriale quale è, Matassa si è sempre portato questa lista appresso, spesso rimpolpandola con i nomi delle nuove persone che incontrava lungo la strada; mai, però, riducendola o eliminando quelli che già c'erano, e ciò prima ancora che diventasse consapevole di quell'esigenza di anonimato, seppur parziale, che andava facendosi strada.

Scorrendo la lista, Matassa ha visto che molti dei blog che seguiva non venivano aggiornati da molti anni: alcuni addirittura da sette, otto anni. Ha preso dunque coraggio e ha depennato dalla lista i blog che da tanto tempo non davano più segno di vita.

Mano a mano che procedeva a quest'operazione, Matassa si è visto passare davanti agli occhi tante cose relative ai blog inattivi: alcune frasi particolarmente toccanti, post che hanno sortito un dibattito o dei commenti particolarmente abbondanti, addirittura incontri organizzati dal vivo con qualche autore conosciuto sul web. E non ha potuto fare a meno di provare un po' di malinconia in tutto questo.


La lista, adesso, è aggiornata, ma gli indirizzi di tutti i blog depennati (assieme ai relativi autori), alla fine, sono stati comunque salvati da un'altra parte, perché Matassa - che, lo ricordiamo per l'ultima volta, è un buon accumulatore seriale - è convinto che ogni tanto andrà a rispulciarli, nella speranza di trovare qualche nuovo post dei suoi vecchi amici da leggere e commentare.


(dis)ordinatamente

Er Matassa

lunedì 30 agosto 2021

Di sogni continuati e ansie discontinue

Stamattina (domenica 29 agosto), come a volte mi succede, mi sono svegliato e riaddormentato più volte, ritrovandomi nelle pause in cui dormivo a fare lo stesso sogno, anzi: a continuarlo.

Stavolta, però, c'era un filo conduttore in tutti i frammenti di sogno: il fatto che io, a un certo punto del sogno stesso, mi ricordassi che sarei dovuto essere a lavoro e invece stavo facendo qualcos'altro.

Così sognavo di farmi la doccia e, uscendo dalla cabina, ho lanciato uno sguardo all'orologio a muro del bagno che segnava le 9.30 e ho pensato: "Ma oggi è lunedì 30 e riprendo a lavorare. Quindi avrei dovuto essere a lavoro per le 9. Quindi sono in ritardo di mezz'ora!".

Poi mi riaddormentavo e il sogno proseguiva.

Così sognavo di vestirmi e, indossando l'orologio da polso e avvedendomi che segnava le 10.30, ho pensato di nuovo: "Ma oggi è lunedì 30 etc. etc. (come sopra). Quindi sono in ritardo di un'ora e mezza!"

Ora, arrivato al punto del sogno in cui realizzavo di aver (più volte) beatamente bucato l'orario di lavoro, in genere mi sono svegliato ritrovandomi tutto sudato nonostante la frescura incipiente delle mattine di fine agosto e abbondantemente ansioso nonostante fosse ancora domenica e non lunedì.

Come se non bastasse, al miscuglio di ansia da ripresa e dormiveglia, a un certo punto del sogno, si sono unite constatazioni del tipo: "Ok, ora mi cambio, mi metto in giacca e cravatta e vado a lavoro. Un momento: le giacche e le cravatte sono ancora tutte a casa dei miei genitori! Non solo sono in ritardo, ma ho appena traslocato e mi sono scordato a casa vecchia una parte degli abiti da lavoro"!

Anche in questo caso, ovviamente, il trasloco non si è ancora concluso, perché è solo a partire da mercoledì che ci insedieremo ufficialmente nella casa nuova. In maniera provvidenzialmente premonitrice, il sogno mi ha ricordato che tra le cose che man mano sto portando a casa nuova mancano ancora le giacche e le cravatte (le ho appena sistemate in un angolo del salotto, pronte per la prossima tranche del trasloco).

Dicunt che anche Magritte sognasse a occhi aperti

Sono proprio curioso di sapere come andrà a finire la settimana che verrà. La ripresa del lavoro, il trasloco (quasi) ultimato e l'inizio della convivenza condiscono in maniera particolarmente piccante la ripresa di quest'anno. Sebbene io adori il piccante, spero proprio di non finire ustionato!


Ardentemente

Er Matassa


giovedì 26 agosto 2021

Due mondi distinti

In vista della (tanto imminente, quanto meditata) convivenza stanno emergendo i diversi modi in cui Matassa, l'autore di questo spazio virtuale avviluppato, ed Eureka, la sua ragazza, affrontano i medesimi problemi. L'occasione - inutile dirlo - è rappresentata dai preparativi del trasloco.

Da una parte, ad esempio, c'è Eureka che, già all'indomani della sottoscrizione del contratto e a diversi giorni dal trasloco, aveva:

- anticipato le scadenze lavorative per potersi dedicare appieno ai preparativi domestici durante le ferie;

- radunato, lavato e imbustato tutto ciò che era da radunare, lavare e imbustare per poter essere portato nella casa nuova (vestiti, biancheria, cambi di stagione);

- suddiviso il così radunato/lavato/imbustato in sacchetti distinti per area della casa di destinazione (salotto/cucina, bagno, camera da letto; e sì, Matassa sapeva che si trattava pur sempre di un bilocale, ma paradossalmente è stato proprio l'ordine della sistemazione a dettargli interiormente un certo scompiglio...).


Dall'altra parte, poi, c'è Matassa, che a meno di una settimana dal trasloco:

- è rimasto con (non uno, ma) due articoli scientifici da chiudere entro la prima settimana di settembre (nella quale rientrerò anche a lavoro, ndr), i quali, non potendo essere affrontati subitaneamente, di ripiego sono andati a costituire il Leitmotiv mentale e il sottobosco di pensieri che accompagnano Matassa in ogni attività - dalla doccia alla pulizia degli armadi, passando per il montaggio di sedie e mobili di Ikea;

- non ha la più pallida idea né di come stabilire un ordine di priorità delle cose da portare con sé nella casa nuova, né - soprattutto - di dove tali cose siano, ammesso e nient'affatto concesso che la loro individuazione per priorità sia andata a buon fine;

- non rinvenendo le cose in parola e arrivando addirittura a dubitare della loro esistenza su questo mondo, figuriamoci se riesce a lavarsele, stirarsele e organizzarsele con criterio;

- ciononostante (i.e. nonostante i tentativi infruttuosi di riuscire dove nemmeno Indiana Jones potrebbe), la (vana) attività di ricerca (in senso sia scientifico, sia logistico) condotta da Matassa in questi giorni ha conferito alla sua stanza le fattezze di un locale sopravvissuto a una declinazione dell'uragano Henri particolarmente bellicosa, visto lo stato attuale di intollerabile disordine in cui essa versa (per fare un esempio, ancora Matassa non capisce come abbiano fatto i suoi calzini a finire appesi sul lampadario).


Senza infine considerare che - tanto per dire - Matassa è davvero curioso (per non dire molto spaventato) di vedere come questa e le altre differenze tra lui ed Eureka si compenetreranno, una volta iniziata la convivenza.

Ma alla fine pensa che, forse, è proprio questo che andava cercando. E non può che abbozzare un sorriso.


Er Matassa (che stasera, a proposito della convivenza, si sente un po' ibis redibis)




sabato 21 agosto 2021

Di traslochi, convivenze e (pseudo)ferie d'Agosto

Pensavo che questo momento non sarebbe arrivato, o quantomeno che non sarebbe arrivato così a breve. Ancora quattro mesi fa, infatti, nonostante Eureka (per gli avventori non abituali: la mia ragazza) avesse le idee chiarissime al riguardo, ero io a nutrire seri dubbi. 

Andare a convivere? Ma no, ho bisogno, anzitutto, di un posto per me, quando me ne andrò via da casa dei miei. Già, ma quando me ne andrò via?

E continuavo a girare intorno all'argomento, non trovando una risposta perché mi ostinavo a ragionare e a prendere in considerazione aspetti del tutto secondari rispetto a ciò che davvero contava. Da solo, insieme o non se ne fa niente e resto dai miei? Questa era la domanda fondamentale che - senza neppure saperlo - continuavo a rifuggire.


Poi, all'improvviso, Amazzone (per gli avventori non abituali: la mia psicologa) mi dice di concentrarmi sulle sensazioni e di provare a ragionare, oltre che con la testa, anche con la pancia. "Per le decisioni importanti servono entrambe e tu hai sempre e solo deciso 'con la testa'", mi ha detto più e più volte. Iniziare a fare i conti con le proprie emozioni e sensazioni, dar loro retta, trovare una valvola di sfogo, arrabbiarsi - e non annullarsi - per far capire agli altri che ci sei anche tu. Tutte esperienze un po' nuove, in fondo, per me.

Nuove come la decisione che ho preso: andare a convivere. Eureka era lì, ad aspettarmi o meglio ad aspettare di sapere se io decidessi fare qualcosa. Piano piano, chiacchierata dopo chiacchierata, è emerso cosa io volessi veramente: avvicinarmi a lei, vivere una nostra quotidianità (già difficile di per sé ai tempi pre-Covid, figuriamoci adesso) al di fuori della "bolla di sapone" in cui spesso, volenti o nolenti, ci caliamo.

Di lì i passi successivi sono stati lenti ma incessanti. Individuata la zona "papabile" (a metà strada tra i posti di lavoro e le famiglie di entrambi, diciamo), abbiamo aspettato qualche settimana prima di metterci materialmente alla ricerca di un affitto e spesso, per visitare appartamenti, prendevamo con le agenzie immobiliari appuntamenti che erano poi annullati - magari il giorno stesso dell'appuntamento! - perché era stata fatta una proposta.

Alla fine si è tutto giocato nel giro di una settimana. L'appartamento era bello, la zona papabile, l'agenzia immobiliare disponibile. Abbiamo visitato l'appartamento, parlato con il proprietario, fatto la proposta, avuto immediata notizia della sua accettazione.

Ho scritto questo post due giorni prima della sottoscrizione del contratto, ma per scaramanzia (!) volevo attendere che tutto andasse a buon fine prima di tirare un sospiro di sollievo. Poi è arrivato agosto, le prime due settimane lavorative e, infine, le agognate (quasi)ferie (n.b. quasi perché mi tocca finire di scrivere articoli che ho iniziato eoni fa e mai completato, ndr). Insomma, la pubblicazione di questo post era finita in cavalleria, nonostante preludesse a un qualcosa - il trasloco - che è inesorabilmente destinato a svolgersi nell'ultima settimana di agosto, che coincide con l'ultima settimana di (quasi)ferie, prima della terribile ripresa di settembre.

Penso che molte cose cambieranno. Rapporti personali (con la mia ragazza, con la mia famiglia, con i miei amici). Abitudini lavorative. Tragitti giornalieri (e chi vive a Roma sa come il tragitto casa-lavoro possa fare la differenza in una giornata; però in questo caso dovrebbe andare tutto a mio favore). Forse anche la (in)costanza con cui aggiorno questo piccolo spazio sul web che ho ritagliato per me. Quello che penso sicuro, però, è che ne vedrò delle belle e che, tempo permettendo, continuerò a raccontarlo qui.


Traslocatamente

Er Matassa

venerdì 20 agosto 2021

Promessa al pubblico


Prometto solennemente che oggi è l'ultima volta che farò delle cavolate tipo quella che ho fatto oggi. E della quale non racconterò oltre, perché me ne vergogno.

Per chi non si accontenta, mi spiace.

Per chi si accontenta, basti sapere che non è la prima volta che faccio a me stesso questo tipo di promessa. Chissà, però: da qualche parte ho letto che, se prendo un impegno nei confronti di un pubblico - ancorché (semi)sconosciuto -, magari è più probabile rispettarlo. Vedremo.


Ho tanto da scrivere e poco tempo per farlo, magari nei prossimi giorni andrà meglio. Il precipitato di queste ultime settimane, tuttavia, è: per ogni cosa che va nel verso giusto, ve n'è (almeno) un'altra che va in quello sbagliato.

Confessoriamente

Er Matassa


lunedì 2 agosto 2021

Agosto quel che costi

 Per molti sono iniziate le ferie; non per me, purtroppo o per fortuna.

Purtroppo, perché dovrò attendere ancora almeno sino a ferragosto per poter trascorrere le mie agognate due settimane di vacanza. Che poi verosimilmente non si tratterà quasi sicuramente di vere e proprie vacanze, quanto soprattutto di periodo di non-lavoro-a-studio-ma-faccio-altre-cose-utili e, solo in seconda battuta, di relax.


Per fortuna, perché ho ancora due settimane per portare a termine alcune scadenze che mi porto dietro da tempo immemorabile. Da buon procrastinatore seriale, infatti, sono riuscito a ridurmi all'ultimo secondo per delle consegne sia di lavoro, sia universitarie. È proprio vero che più tempo uno ha, più tende a non spenderlo. Nel mio caso, però, riconosco che la cosa sia accentuata in modo preoccupante. Non ho proprio idea se riuscirò a farcela oppure no. Nel qual caso v'è il rischio che potrei ridurmi nello stato del tipo della foto qui accanto.

Oltre alle distrazioni abituali, ci sono anche altri avvenimenti che stanno minando la mia già labile concentrazione quotidiana. Visite mediche, preoccupazioni varie, problemi familiari - purtroppo al momento soprattutto di Eureka (i.e. la mia ragazza, per gli avventori non abituali). Forse anche qualche gioia - per vero quasi in tasca, ma non del tutto scontata: toccherà, dunque, aspettare ancora, prima di poterlo dire con certezza.

Nel frattempo mi tocca leggere e vedere di gente che prima insulta il Governo per il Green Pass, poi, una volta ottenutolo, se ne va nei peggio posti a fare il delirio e a pubblicizzarlo, per fortuna soprattutto sui social che detesto e che frequento poco o niente (i.e. Instagram e TikTok), mentre Facebook (per desuetudine?) e Twitter (per snobismo?) sembrano, per il momento, salvi.

A dire il vero, Twitter mi sta piacendo un sacco in realtà. Il filtro di dover dire qualcosa necessariamente in pochi caratteri - o meglio: di poter dire tutto, ma sinteticamente e redatto (anche per questo) in maniera tendenzialmente comprensibile - fa sì che mi stia trovando particolarmente bene.

Beh, vedremo dai. Ci sentiamo qui o su "Twitter" (in realtà con alcuni colleghi di lavoro in confidenza lo chiamo in un altro modo... ma direi che non è il caso di farne parola qui:))


Er Matassa (in attesa...)