Forse è la prima volta in assoluto che inizio un post senza avere un'idea ben precisa di cosa finirò per scrivere. Confesso che non mi ero mai spinto a tanto...
Certo, forse lavorare in certi ambiti aiuta; una cosa, però, è scrivere qualcosa per lavoro, un'altra è scrivere un post su un blog alle due di notte (anche se v'è da dire che la maggior parte delle "pensate" lavorative riuscite meglio le ho partorite proprio durante la notte).
Certo, forse aiuta anche aver tenuto altri spazi come questo blog in precedenza. Il primo di essi, però, altro non era che uno sfogo adolescenziale. Ricordate Windows Live Spaces? Si tratta di quella piattaforma dal design molto semplice e personalizzabile e collegata a Windows Live Messenger, al secolo MSN... Quel servizio di messaggistica istantanea, purtroppo, è ormai tramontato, portando con sé anche la possibilità di creare blog personalizzati. Dico purtroppo, perché in realtà quei tempi un po' mi mancano.
Quanti ricordi e quante conversazioni trascorse "su MSN"! Creavi un account, aprivi una conversazione e ti sembrava di avere il mondo fra le dita: compagni di scuola, amici del campo sportivo, parenti, gente conosciuta durante le vacanze (e quindi anche persone di cui ormai non avevi nemmeno più memoria). Interi album di foto e di canzoni creati e condivisi tramite Spaces. Oggi, invece, abbiamo una miriade di strumenti per raggiungere chiunque a scapito della lontananza, ma le persone sembrano sempre più distanti tra loro. Secondo me, avere a disposizione infiniti canali di comunicazione significa moltiplicare in modo esponenziale i modi e i tempi delle nostre interazioni, di fatto dissolvendole. "I social network rendono asociali": non so chi lo ha detto, ma so che ha ragione.
Un secondo blog, invece, è durato un bel po', diciamo dagli anni immediatamente dopo le superiori (durante le quali, come detto, dominavano incontrastati MSN e i servizi a esso collegati) sino alla fine dell'Università. Ci ho scritto molte cose e molto diverse tra loro. Alla fine, con altri blogger, avevamo formato una sorta di circolo in cui ci leggevamo e commentavamo a vicenda; un po' quello che accade come quando, dal vivo, si trovano amici con cui si sta bene. Nei vorticosi anni universitari ("vorticosi" perché mi hanno spinto all'estero per diverso tempo), il blog è diventato un modo per condividere con chiunque ne aveva interesse (soprattutto amici, reali e virtuali, ma non solo) le esperienze in terra straniera e un tramite per ragionare assieme sulle somiglianze e differenze tra Italiani e stranieri.
Una volta approdato nel mondo del lavoro (e fatta la conoscenza di tutti i problemi che gli sono propri), è stato più difficile aggiornare il blog con costanza. Ma non solo. Inizialmente, a firma di ogni post del blog v'erano il mio nome e cognome, a testimonianza della mia beata ignoranza e dell'assenza di alcuna lungimiranza negli anni in cui fu creato. Successivamente ho provato a riparare l'errore, evitando di inserire troppi riferimenti circostanziati e modificando i dati e le credenziali, ma ormai il danno era fatto e anche lo pseudonimo era facilmente smascherabile. Se già il fatto che alcuni lettori ti conoscano ti impedisce di scrivere tutto quello che ti passa per la testa, è evidente che, nel momento in cui i colleghi di lavoro ti aggiungono sui social, la stessa possibilità è ulteriormente compromessa. Silenziosamente mi son fatto da parte, continuando a seguire alcuni blog, ma sotto altro nome.
È buffo: sono partito con un esperimento e non sapendo bene cosa scrivere e sono arrivato a uno dei motivi per cui ho creato questo blog. In realtà, ne ho spiegati - qui e qui - già alcuni, ai quali è arrivato il momento di aggiungerne un altro: raccontare degli episodi, che forse non avrei il coraggio di commentare francamente, se non con il velo dell'anonimato, a me stesso e agli internauti che avranno la ventura (o la sventura!) di navigare sotto costa. Anzi, sotto post.
Er Matassa