tag:blogger.com,1999:blog-81224133038083689482024-03-13T05:12:31.983+01:00Qui Radio MatassaEr Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.comBlogger73125tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-12985426062959629302023-02-20T16:22:00.008+01:002023-02-20T16:22:48.755+01:00Anno nuovo, nuove sfide<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0yLLcvAQhx7qYKIwPJ5caSQCZW6qkddMMlC8kazg_oFstq4SfJV8EDk0a5FEK73nOeaf9VD4ef53_p5yhmtxX-iahsYauSqIBrHX-7hm0GQFnSe8gg4Uutmf1g89vsWoAd15O9WVPylJnkMnFXQWI28RdTsmjEjygn1nCd_M-HztVqPTlS2sc3D5nLA/s2070/start-end-line.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1387" data-original-width="2070" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0yLLcvAQhx7qYKIwPJ5caSQCZW6qkddMMlC8kazg_oFstq4SfJV8EDk0a5FEK73nOeaf9VD4ef53_p5yhmtxX-iahsYauSqIBrHX-7hm0GQFnSe8gg4Uutmf1g89vsWoAd15O9WVPylJnkMnFXQWI28RdTsmjEjygn1nCd_M-HztVqPTlS2sc3D5nLA/s320/start-end-line.jpg" width="320" /></a></div><br /><p>Come preannunciato nell'<a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2023/01/wind-of-change-parte-ii.html" target="_blank">ultimo post</a>, dal primo del mese svolgo un nuovo lavoro.</p><p>Si tratta, in particolare, di una posizione che dovrebbe darmi una relativa tranquillità, almeno per i prossimi tre anni. Poi si vedrà.</p><p>Per essere assunto ho partecipato a un concorso che ha richiesto - giorno più giorno meno - una quindicina di giorni di preparazione. E devo dire che, considerando le mansioni, l'orario di lavoro, la durata del contratto e la retribuzione, ne è valsa assolutamente la pena.</p><p>Si è trattato, però, di un "Piano B": di quindici giorni di studio che hanno intervallato, in realtà, la preparazione per un altro concorso (che chiameremo, in maniera originale, "Piano A"), non solo di maggiore portata, ma - ciò che più conta - per un lavoro che potrebbe piacermi di più e che trovo per me più congeniale.</p><p>Per il Piano A ho investito <i>tempo, denaro ed energie</i>: ho studiato nei ritagli di tempo dal lavoro nello Studio legale (prima) e a tempo pieno, mattina e sera, in biblioteca (dopo aver interrotto la collaborazione con lo Studio). Mi sono iscritto a un corso di preparazione, le cui lezioni spesso e volentieri erano nel fine settimana (si trattava di un corso rivolto anche a studenti già lavoratori).</p><p>La settimana scorsa si è tenuta la prima prova di questo concorso, dal cui esito dipendeva l'accesso alle prove successive. Purtroppo non è andata bene, anche se si è trattato veramente di pochi punti di differenza tra me e coloro che ce l'hanno fatta. Il risultato, però, quello è rimasto: <i>non ammesso</i>.</p><p>Appena ho saputo il risultato - inutile dirlo - ho passato i primi cinque minuti a <i>maledirmi </i>per tutte le volte in cui ho avuto l'occasione di studiare e non l'ho colta, perché mi sono sentito stanco, triste o semplicemente <i>pigro</i>. A quelle due domande che mi avrebbero potuto far guadagnare punti in più per passare questo primo step.</p><p>Subito dopo, però, ho realizzato che non tutto era perduto. Anzi, a ben vedere: niente era perduto. Si tratta di uno studio che mi porterò appresso e reinvestirò nei concorsi successivi che si svolgeranno, come si del resto si è svolto (e anche rapidamente!) il concorso che ho di recente vinto. E che ora come ora, rimproverarmi è assolutamente inutile, soprattutto alla luce di tutto ciò che è successo negli ultimi mesi.</p><p>Si tratta, né più né meno, di esperienza che non potrà che farmi bene ed essermi di insegnamento, in vista delle nuove sfide che - quest'anno o in quelli venturi - affronterò.</p><p><i>Concorsisti, state all'erta:</i></p><p><i>la partita si è appena aperta.</i></p><p><br /></p><p>Apertamente</p><p>Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-46423867126531672132023-01-31T19:40:00.001+01:002023-01-31T19:40:12.654+01:00Wind of change, parte II<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZKl8St7WPAJ8q5n1xmP0K9Z4apEPx5sUTk48HNtSqiGOncXw3GNnA-MrgRoM110D5NHsTNTM9RgByYlv6D6NRvoQKKkLGPUP9JI0fwWU-nPD35S0_DkiBKTqXbG38blTYKDTgje_EbvMvWjxgUedaknA_3o3Rzr-_Jhc27KCDwIZIfUQuEahFvBeLSA/s640/a-cosa-servono-le-nuvole-video-2-640x424.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="424" data-original-width="640" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZKl8St7WPAJ8q5n1xmP0K9Z4apEPx5sUTk48HNtSqiGOncXw3GNnA-MrgRoM110D5NHsTNTM9RgByYlv6D6NRvoQKKkLGPUP9JI0fwWU-nPD35S0_DkiBKTqXbG38blTYKDTgje_EbvMvWjxgUedaknA_3o3Rzr-_Jhc27KCDwIZIfUQuEahFvBeLSA/s320/a-cosa-servono-le-nuvole-video-2-640x424.webp" width="320" /></a></div><div><br /></div><div>Caspita!</div><div>Caspita, ripeto. Il mio ultimo post qui sopra risale addirittura all'anno scorso, precisamente al momento in cui, acquisita consapevolezza di star cercando qualcosa di più nel lavoro e nella vita in generale, <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2022/10/prima-di-andarmene.html">ho fatto i bagagli e me ne sono andato</a> dallo Studio legale ove collaboravo da ormai quasi due anni.</div><div>Il tempo passa davvero in fretta, più e più volte mi ero ripromesso di scrivere qualcosa, eppure... Ma andiamo con ordine.<br /><div><br /></div><div>In questo periodo di pausa, diciamo così, dal lavoro, mi sono rimesso a studiare. Ho dedicato il mio tempo allo studio, ma anche ad altre cose altrettanto importanti. Il rapporto con Eureka - la mia ragazza -, ad esempio, che ne è uscito rinforzato e rinvigorito, così come quello con amici che ho ricominciato a frequentare e che nella frenesia lavorativa vedevo sempre più in fretta o di sfuggita. E tempo da dedicare a me stesso, per ascoltarmi e capire quello che mi piace fare, vedere, sentire, assaggiare, ora che finalmente sto imparando a farlo.</div><div><br /></div><div>Poi ci sono state le prove concorsuali di diversi concorsi. Sono ancora in attesa dell'esito di alcune e altre ne dovrò ancora sostenere. Intanto, però, qualcosa si muove: ho vinto (inaspettatamente!) un concorso e domani, per la prima volta, indosserò - diciamo così - delle nuove vesti, diverse da quelle in cui finora - a volte quasi come su <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2022/10/uscire-dal-nastro-trasportatore.html">un nastro trasportatore</a> - mi sono ritrovato. Certo, non è proprio quello a cui puntavo, ma è un primo passo e sono molto motivato e curioso di vedere quello che mi capiterà davanti.</div></div><div><br /></div><div>Devo molto a Eureka, ma soprattutto ai miei genitori, per avermi sostenuto e motivato anche quando, ormai più di tre mesi fa, ho deciso di cambiare strada e l'ho comunicato loro. Soprattutto papà, che è stato molto, molto contento del fatto di mettermi in discussione e di cercare qualcosa che mi desse veramente soddisfazione.</div><div><br /></div><div>Papà se n'è andato dal mondo che conosciamo alla fine dello scorso anno, inaspettatamente, improvvisamente, drammaticamente. Così, all'improvviso, un male incurabile se l'è portato via, senza chiedere permesso e senza alcun tipo di preavviso. Papà, che - per vicissitudini varie - non vedevo di persona da diverso tempo, ma che mi chiamava - puntuale - ogni giorno, per sapere come andassero le cose. </div><div><br /></div><div>La mancanza di un contatto reale (e non virtuale), e quotidiano con lui mi impediva ormai da tempo di scendere a un livello di intimità quale quello che - penso - dovrebbe connotare ciascun rapporto padre-figlio. Nel suo essere estroverso, papà celava in realtà una sua profondissima timidezza, frutto di un'infanzia infelice e problematica che si era lasciato alle spalle.</div><div><br /></div><div>Era difficile, quindi, capire se e quando papà fosse <i>realmente </i>felice o triste rispetto a un evento o che gli raccontavo, perché condiva tutto con una giovialità contagiosa. Quando avevo deciso di cambiare lavoro e di mettermi a studiare, però, la voce a tratti rotta dalla commozione mi aveva fatto intendere che fosse davvero felice. E felice - nei termini in cui si può esserlo quando accadono cose del genere - lo sono anch'io, per il fatto che papà abbia fatto in tempo ad assistere a questo cambiamento.</div><div><br /></div><div>Er Matassa</div><div><br /></div><div><br /></div>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-61266112460664880802022-10-19T19:08:00.002+02:002022-10-19T19:08:30.170+02:00Prima di andarmene<p><i></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5wZqGvyxD5CZe1IHwuspkt-kXs6-8Ee5ZuxhgDytG9v-Dji5FFrAp8f9L3csG8Yj5a9fua9z8GcUqOVx70pVzjKXYGVkLhmHnK9KDBkdmKiaKMq-Nu-CJ0HFF2Z7ZxBPrm3A3zTmV843wOYxY66IeEdHJRIN34mjrxQXSpDM-hftGycYn5gF9InGmsg/s1200/disordine_creativita%CC%80-fb.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="628" data-original-width="1200" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5wZqGvyxD5CZe1IHwuspkt-kXs6-8Ee5ZuxhgDytG9v-Dji5FFrAp8f9L3csG8Yj5a9fua9z8GcUqOVx70pVzjKXYGVkLhmHnK9KDBkdmKiaKMq-Nu-CJ0HFF2Z7ZxBPrm3A3zTmV843wOYxY66IeEdHJRIN34mjrxQXSpDM-hftGycYn5gF9InGmsg/w400-h209/disordine_creativita%CC%80-fb.png" width="400" /></a></i></div><i><br /> È tutto pronto, adesso.</i><br /><p></p><p>Sulla mia scrivania di Studio, fino a un paio di giorni fa, campeggiavano aspiranti grattacieli di carte e scartoffie relative a pratiche accumulate in questi due anni di lavoro qui.</p><p>Altrettanti grattacieli (ne ho contati almeno un paio) erano stipati nell'armadio nella mia stanza, nascosti dalle ante e al riparo da sguardi indiscreti, affinché non fosse ulteriormente aggravato il turbamento già causato dalle carte presenti sul tavolo.</p><p>Il <i>desktop </i>del computer era un coacervo di icone, programmi e documenti scaricati e automaticamente salvati, alcuni - azzarderei a dire - forse anche mai aperti. La cronologia dei <i>download </i>risaliva alla prima volta in cui ho messo piede nella stanza dove ora mi trovo, meno di un anno fa. Evento che, a sua volta, aveva luogo a più di un anno di distanza dall'ingresso, per la prima volta, in questo Studio: prima ero precariamente presente in sala riunioni, sino a quando non si è
deciso di liberare una stanza di alcune futilità ivi presenti (sulle
quali forse mi soffermerò un'altra volta).</p><p>In due giorni ho fatto del mio meglio per "fare pulizia": in disparte le operazioni di <i>cleaning </i>informatico, relativamente agevoli (almeno fisicamente parlando), posso affermare con una certa disillusione di aver trascorso l'ultima giornata e mezza a strappare e triturare fogli e appunti in vista della mia imminente dipartita. Il che mi ha spinto a riflettere anzitutto sul fatto che, d'ora in poi, prima di stampare qualcosa ci penserò due volte (foreste tutte del mondo, sono in debito con voi); in secondo luogo, che i tentativi di Eureka di civilizzarmi regalandomi libri di <i>Marie Kondo </i>sono stati in buona parte fallimentari.<br /></p><p>Certo, alla fine ho scoperto che il mio successore, con ogni probabilità, sarà qui già da domattina. E dunque era a maggior ragione necessario provvedere a lasciar tutto in ordine per un passaggio di consegne decente. La risistemazione però era qualcosa che avevo già in mente a prescindere. Quasi a voler suggellare il fatto di aver finalmente <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2022/10/uscire-dal-nastro-trasportatore.html" target="_blank"><i>deciso</i></a><i> </i>di imboccare un'altra strada.</p><p>Mentre strappavo appunti, sentenze e atti giudiziari (il cui pulviscolo mi accompagnerà finché non tornerò a casa a farmi una doccia) pensavo all'<a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2020/05/wind-of-change.html" target="_blank">ultima volta che <i>me ne sono andato</i></a>: ossia a quando ho lasciato il primo Studio, nel quale ho iniziato la pratica e poi proseguito la professione. A differenza di adesso, quella volta la decisione di andarmene non l'avevo presa io, ma mi era stata imposta dal titolare dello Studio.</p><p>Certo, non mi era stata data una <i>deadline </i>precisa. Certo, la notizia mi era stata comunicata anche con una certa delicatezza. Tuttavia, l'approssimarsi di un'altra scadenza concomitante mi aveva costretto a fare i bagagli in fretta e furia. E a lasciare incomplete molte cose, vuoi gli affari correnti di cui mi ero occupato, vuoi gli "averi" (atti, documenti, strumenti di cancelleria) che sono riuscito a recuperare solo molto tempo dopo. Un'incompletezza tangibile, probabilmente anche specchio di quella interiore.<br /></p><p>Stavolta volevo fare qualcosa di diametralmente opposto. Sì, reso anche più facile dal fatto di esser stato in quest'altro Studio per meno tempo rispetto al primo; ma non per questo scontato. Di lasciare tutto in ordine, proprio come in ordine - <i>Marie Kondo</i> permettendo - penso di star rimettendo la mia vita, dando priorità alle cose che per me contano <i>davvero </i>e a quelle che mi voglio impegnare a ottenere.</p><p><i>Sono pronto, adesso.</i></p><p><i> </i></p><p>Prontamente</p><p>Er Matassa<br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-31225743387772109862022-10-12T09:54:00.003+02:002022-10-18T18:41:52.565+02:00Uscire dal nastro trasportatore<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDIyFTrqjdO5hereWM_2f5G7kL0o3uhs3B1BPcDDfnzeKUKb_y_8MdzqmHZ7wikmsJdE4KvcWsJjtRVfOWGorkmatdcIJsW-QTdtE4EnCL_dthnOgIiUZ0lR_YV9u0ILSTwn_u50YVECOCwVrJY2v_4b-zYeyvGfZrKyMnWHmcujgkNbiftTOTeoHU9Q/s1600/trasportatore-aeroporto.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDIyFTrqjdO5hereWM_2f5G7kL0o3uhs3B1BPcDDfnzeKUKb_y_8MdzqmHZ7wikmsJdE4KvcWsJjtRVfOWGorkmatdcIJsW-QTdtE4EnCL_dthnOgIiUZ0lR_YV9u0ILSTwn_u50YVECOCwVrJY2v_4b-zYeyvGfZrKyMnWHmcujgkNbiftTOTeoHU9Q/s320/trasportatore-aeroporto.jpg" width="320" /></a></div> <p></p><p>Sin dai tempi del liceo ho un carissimo amico: uno di quelli che ti dice le cose in faccia, senza troppi complimenti, soprattutto se gli stai a cuore. Dotato sia di guanti di velluto, sia di parole che sanno essere ben sferzanti e graffianti, riesce sempre ad arrivare dritto al punto. <br /></p><p>"<i>A volte mi sembra che tu stia come su un nastro trasportatore, di quelli che vedi negli aeroporti, per le valigie. Che ti portano dove vogliono loro e tu non fai che assecondarli</i>". <br /></p><p>Il mio amico, prima di me, era arrivato a capire e a comprendere ciò che cercavo. Anzi, meglio: ciò che in realtà <i>non</i> stavo affatto cercando.</p><p>In principio era l'Università, l'Erasmus, la laurea, lo stage <i>post lauream</i>. Fin lì tutto ok. Poi, per quelle coincidenze che nella vita accadono una volta su mille, il praticantato in uno studio prestigioso, conosciuto tramite una collega e amica universitaria. Di lì il dottorato e di nuovo l'Università. Inizialmente ero davvero entusiasta, del tutto proiettato in una vita che mi era capitata tra le mani e che forse nemmeno ero consapevole di aver scelto: mi smazzavo da una parte all'altra, sempre guardando al mio boss (anzi: ai miei due boss, ciascuno per il proprio ambito, professionale e accademico) come a esempi da cui trarre insegnamenti per prendere sia il meglio, sia il peggio. E questo ok, è un bene. Purtroppo, però - e soprattutto - non mi ero mai chiesto se davvero <i>volessi </i>tutto ciò.</p><p>Di lì la (perenne) insoddisfazione, il senso di noia e di incompletezza, la procrastinazione, la distrazione, il mio non darmi ascolto. "Faccio questo e quest'altro. Nella vita <i>voglio, anzi devo, essere questo e quest'altro</i>", ripetevo a me stesso quasi obbligandomi e senza fare i conti con le mie inclinazioni e predisposizioni.</p><p>C'è un detto spagnolo che capita a fagiolo (tiè, pure la rima): "<i>El hombre propone y Dios dispone</i>". In breve significa che tu puoi farti tutti i progetti di vita che vuoi, ma poi è la vita che sceglie per te. Dove la vita non sono gli altri, non è il caso e non è nemmeno il Padreterno. O meglio, non sono solo loro.</p><p>La vita sei anche e soprattutto tu, anche quando non ti sei mai fatto domande, quando continui a sentirti inadeguato e quando ti chiedi il perché di tale sensazione. Quando continui a forzarti e a obbligarti a percorrere certi cammini, ma senza ascoltarti, senza capirti. Senza vedere veramente quello che ti piace e - soprattutto - senza cercarlo.</p><p>Poi arriva il Covid, la quarantena, i litigi a casa tra i miei e con i miei, la perdita dell'animale domestico che era ormai quasi un fratello, il fatto di dover lasciare il posto di lavoro e il dover rispettare scadenze e portare a termine adempimenti che iniziavo a sentire sempre più pesanti. Su consiglio di amici e di Eureka - la mia ragazza - decido di iniziare psicoterapia.</p><p>La psicoterapia è stata una delle cose migliori che potessi fare in questi ultimi due anni. Mi ha portato a dubitare di tutto ciò che davo per scontato e a dare importanza a fatti, relazioni, sensazioni e pensieri che prima ritenevo futili o insignificanti. Mi ha aiutato a darmi fiducia e a sostenermi nei momenti più difficili, a capire cosa mi faceva star bene e cosa no. Ma soprattutto, mi ha fatto capire che la cosa più importante che uno possa fare è <i>ascoltarsi</i>. Dar retta a sensazioni. Decidere - certo - non solo di pancia, ma <i>anche </i>di pancia e non solo con la testa. </p><p>Non saprei dire come sono arrivato a questo punto. Il fatto è che una volta che impari ad ascoltarti arrivi lontano, anche dove non avresti mai pensato di arrivare. Dicono che non sai dove ti porterà la psicoterapia. È vero. Magari riaffronti problemi e sollevi situazioni scomode, riporti alla luce cose che avevi lasciato sotto il tappeto. Dubiti di cose delle quali mai avresti voluto dubitare.</p><p>L'imparare a sostenerti, d'altra parte, ti dà il coraggio di prendere decisioni scomode, ma che senti che possano far <i>veramente </i>bene. Impari a fidarti delle tue emozioni e sensazioni. Impari l'autenticità di certi sentimenti e la finzione, o la sufficienza, di altri. Impari a non accontentarti di situazioni "di comodo", nelle quali sul momento stai bene, ma sai, <i>senti </i>che non è quello che vuoi per te nel lungo periodo.<br /></p><p>E allora ti dici: "<i>Non sono più tanto giovane, ma nemmeno tanto vecchio ancora</i>". Inizi a pensare in grande come mai hai pensato sinora, costretto in quel nastro trasportatore che la vita ti ha costruito. Ora, però, capisci che su quel nastro non sei condannato a restare. Del resto, chi lo ha detto che bisogna restare dove la vita ci ha portato? Chi ti impedisce di prendere un'altra strada?</p><p>Un distinguo, forse, è opportuno. Non rimpiango e non rinnego tutto quello che ho fatto sinora. Il nastro trasportatore, per rimanere in metafora, è servito a farmi crescere e ad acquisire esperienze, a stringere amicizie, a maturare. Tutto quanto della mia vita, fino a questo momento, mi è servito. Ora, però, è il momento che prenda io il timone. È il momento che sia io a scegliere e non lo faccia qualcun altro per me. <br /></p><p>Così ho fatto qualcosa che solo un paio di anni fa non avrei mai pensato di poter fare. Qualcosa di molto incerto e molto scomodo, rischioso e sconveniente.</p><p>Sono uscito dal nastro trasportatore. <br /></p><p>La settimana scorsa ho detto a Studio che me ne sarei andato alla fine di questo mese. E così sarà, alla ricerca di qualcosa che mi piaccia di più e per/dalla quale io mi senta più portato, appagato, ristorato, intrigato.<br /></p><p>Mi sto preparando a qualcosa di più grande, di più bello, che sento possa fare per me. E chissà: magari andrà male o magari, una volta visto l'andazzo, tornerò a fare quello che facevo prima. Ma potrò dire di averlo <i>scelto</i>, allora, e di essermi messo alla prova in qualcos'altro, senza vivere una vita di rimpianti.</p><p>E sono felice.</p><p> </p><p>Er Matassa <br /></p><p> </p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-49787811165632606102022-09-06T20:03:00.000+02:002022-09-06T20:03:01.568+02:00Rimembranze di agosto e consapevolezze di settembre<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFsm9Gmb_DAJwfSolp2THIYXSZ8onI0Wv8X3YGpqXHPcRExSMM4RtRTaetGa9_l3ZATrj6_5nCstSgetyRsjACt0d-lzwgKCF3XbH_xXEkweXoi4Pv6EewjUPYwiD7wn8rUGskUjECay1hc_xeR302acGoV05hIV-bF7vnoHxyT-_AbL1urfPfLU--oA/s927/prisoner-atlas.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="927" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFsm9Gmb_DAJwfSolp2THIYXSZ8onI0Wv8X3YGpqXHPcRExSMM4RtRTaetGa9_l3ZATrj6_5nCstSgetyRsjACt0d-lzwgKCF3XbH_xXEkweXoi4Pv6EewjUPYwiD7wn8rUGskUjECay1hc_xeR302acGoV05hIV-bF7vnoHxyT-_AbL1urfPfLU--oA/s320/prisoner-atlas.jpg" width="207" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Michelangelo, <i>Lo Schiavo detto "Atlante"</i></td></tr></tbody></table><p>È un bel po' che non scrivo nulla qua sopra. Più passa il tempo, poi, più è difficile riannodare le fila del discorso (meglio: dei tremila discorsi) lasciati in sospeso prima dell'estate. E diventa anche più difficile scrivere con una certa scioltezza, accidenti! Mi sono quindi detto: buttiamoci, scriviamo qualcosa anche se non abbiamo le idee ben chiare, ché sennò aspettare è solo peggio...</p><p>In un certo senso, è con lo stesso spirito che sto maturando di prendere una particolare decisione lavorativa: lo spirito, diciamo così, del "<i>se non ora, quando?</i>" di oraziana memoria. Penso però che ne parlerò più avanti in un altro post, magari provando a scrivere con maggior tranquillità. </p><p>A proposito di tranquillità e di tempo trascorso, l'altro giorno ragionavamo con Eureka sul fatto che, da quando io e lei stiamo insieme, erano due anni che non riuscivamo a farci delle vacanze degne di questo nome. </p><p>Ok, tralasciamo l'anno in cui - a causa della prova orale di un importante esame di abilitazione che avrei dovuto sostenere - ci siamo concessi, in totale, solo cinque giorni di mare. L'anno successivo, poi, è stato ancora più tosto, perché una <i><a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2020/06/in-ritardo-come-sempre.html" target="_blank">deadline</a> </i>importante mi ha portato a trascorrere davanti al PC tutta l'estate (sempre per colpa mia e della mie scarse capacità organizzative, ahimè). E l'anno dopo ancora, vacanze praticamente ridotte a zero a causa dell'imminente <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/di-traslochi-convivenze-e-pseudoferie.html" target="_blank">trasloco</a>!</p><p>A proposito di trasloco, la fatica era stata, ovviamente, ampiamente compensata dalla <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/09/come-il-primo-giorno-di-scuola.html">gioia</a> di andare a convivere. Alla fine ce l'avevamo fatta: avevamo una casa tutta nostra (intendo in affitto, <i>ça va sans dire</i>...!) e giusto una settimana fa abbiamo festeggiato un anno di convivenza. Soprattutto nel corso di quest'anno, poi, ho capito quanto faccia bene ritagliarsi del tempo per sé, da dedicare alla celebrazione delle cose importanti (incluse le relative ricorrenze).</p><p>Tornando alle vacanze, dicevamo, siamo riusciti a ritagliarci qualche giorno in una località di mare molisana che - benché non troppo conosciuta - ci è piaciuta moltissimo. Non escludo, quindi, che ci ritorneremo in futuro. A questo periodo di mare ne è seguito un altro di villeggiatura toscana, tra casa dei miei e visite ad amici. Ebbene: se si eccettua un giorno di maltempo e un altro giorno in cui Eureka è stata preda di un terribile mal di pancia, tutto è andato a gonfie vele, anche nei rapporti con i miei e i suoi genitori (cosa peraltro tutt'altro che scontata, visti alcuni trascorsi turbolenti).</p><p>Qualche amico mi ha detto che erano diversi anni che non mi vedeva così abbronzato. "<i>Andiamo bene allora</i>", ho subito pensato, "<i>ora stiamo a posto per altri </i>x <i>anni, chissà che altro accadrà di qui in avanti!</i>".</p><p>Forse è necessario un chiarimento. Ho diverse cose in mente, ora, per il mio futuro, alle quali non avevo mai pensato. Anche se il <i>cosa </i>e soprattutto il <i>quando </i>sono ancora un po' incerti, vedo finalmente una <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2022/07/festina-lente.html" target="_blank">direzione</a> da seguire e un progetto che prende forma.</p><p>Progettualmente</p><p>Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-6959953986825811172022-07-14T19:33:00.005+02:002022-07-14T19:33:28.662+02:00Festina lente<p><i>Festina lente</i>.</p><p>Ossia, in latino, affrettati lentamente.</p><p>Sembra un ossimoro, ma in realtà rispecchia molto lo stato in cui mi sento da un po' di tempo e quello che sto facendo. Tutto, apparentemente, impercettibilmente, è immobile. Ma io sento di starmi muovendo in un'altra direzione, diversa da tutte quelle prese sinora.</p><p>Mi sono stufato di aspettare. Occorre - lentamente, ma inesorabilmente, muoversi, insieme a un pizzico di forza di volontà. E crederci.</p><p>EM</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnuKcTjP-jT98ZgVNZWW31Cbstgn-h5XM3pjeYouQqNFoc3ytM4Yu0SqQlPMrtBaB-Oh4flA7c1J1EW26j8_Ghujev1-FESsZfB9F4AtYiCNvCUhA3NYc6BdOzNDqRTvVa3xlfprEp-b4Pq_5Xo9siN1-ejhmfEzTJdFdrDFRlFlhpJxRDffr_peyCIg/s1078/festina-lente.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="719" data-original-width="1078" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnuKcTjP-jT98ZgVNZWW31Cbstgn-h5XM3pjeYouQqNFoc3ytM4Yu0SqQlPMrtBaB-Oh4flA7c1J1EW26j8_Ghujev1-FESsZfB9F4AtYiCNvCUhA3NYc6BdOzNDqRTvVa3xlfprEp-b4Pq_5Xo9siN1-ejhmfEzTJdFdrDFRlFlhpJxRDffr_peyCIg/s320/festina-lente.png" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-12853227118495086422022-05-24T13:12:00.003+02:002022-05-24T13:12:41.955+02:00Un altro post di un altro blog (o forse di un'altra vita): lo stagista<p><i>Da qualche parte in Germania, Luglio 2012</i></p><p>Matassa era un po' teso per l'imminente colloquio di lavoro ed effettivamente non ricordava di averne mai sostenuto uno prima di allora.</p><p>Che poi in fin dei conti si trattava di uno stage e chiamarlo "lavoro" era una parola grossa. Del colloquio di lavoro aveva tutti i crismi: prendere il treno dalla sua piccola città "adottiva", che lo aveva accolto come studente Erasmus, per recarsi in quella grande metropoli trafficata non si sa se più da macchine o da biciclette; "vestirsi bene", in giacca, camicia e cravatta nonostante il caldo di luglio non risparmiasse nessuno nemmeno in quel Paese del Nord. Se si poteva parlar di freddo in quella stagione era solo in relazione al carattere delle persone locali che circondavano Matassa e con le quali di rado si era intrattenuto, nei ritagli delle giornate passate con gli altri studenti Erasmus a studiare in biblioteca o a far festa. A breve, però, avrebbe conosciuto meglio qualcuno degli autoctoni e scoperto che far di tutta l'erba un fascio è sempre sbagliato.</p><p>Matassa si alzò, si stiracchiò le gambe e si guardò intorno. Lo avevano fatto accomodare in una grande sala rettangolare al piano terra evidentemente destinata alle riunioni. Un'ampia porta-finestra, posta su uno dei due lati corti, affacciava sul giardino al pianterreno della villetta in cui si trovava lo Studio e lasciava entrare tantissima luce. Una lunga libreria a muro, invece, correva lungo uno dei lati lunghi nella sua interezza. Matassa prese una rivista dalla libreria e iniziò a scorrerne l'indice.</p><p>Matassa si stava giusto chiedendo chi mai avrebbe potuto nutrire interesse per la tassazione sulle polizze vita oggetto di successione ereditaria quando qualcuno bussò alla porta. Prima ancora che potesse dire "<i>Ja</i>", si era trovato di fronte un Avvocato, leggermente più basso di lui, che gli tese la mano non impegnata a reggere una grossa tazza blu colma di caffellatte.</p><p>Fatte le presentazioni, si accomodarono attorno al tavolo, sul quale l'Avvocato sparpagliò i documenti che Matassa gli aveva inviato via mail: il (breve!) <i>curriculum vitae</i>, l'elenco degli esami sostenuti, i certificati di lingua.</p><p>L'Avvocato si fece dir subito quali fossero i rami del diritto preferiti da Matassa e ci tenne a precisare che gli ambiti prediletti dello Studio erano altri. Matassa - che in quel periodo ancora sapeva come avere una <i>poker face </i>nei momenti più opportuni e riteneva comunque utile fare un'esperienza di lavoro in quel settore - si riscoprì entusiasta di approfondire cose di cui poco prima nemmeno conosceva l'esistenza. Si vede che fu convincente, perché a un certo punto l'Avvocato ritenne maturi i tempi per passare allo step successivo, il test di lingua, in cui fortunatamente Matassa (il Matassa di allora, beninteso, non quello di oggi) non ebbe bisogno di ricorrere a sotterfugi. Ebbe però l'impressione fugace ch'esso fosse stranamente considerato meno importante.</p><p>Restava da definire il <i>quantum</i> - sul quale ovviamente Matassa non aveva il benché minimo potere contrattuale (ma non è che adesso la situazione sia migliorata) e il <i>quando</i>. Archiviato velocemente il primo, per il secondo ci si accordò per i primi di agosto, con un termine "sospeso".</p><div>Matassa sarebbe rimasto in quello Studio a far da stagista per due mesi, all'esito dei quali si presentò l'occasione di lavorare in un altro posto - diverso per tipologia di lavoro e per ambito di attività - in cui stavolta furono preponderanti le sue capacità di scrivere (già allora Matassa si spacciava per blogger) e di comunicare. Anche in questo caso fu testata la sua conoscenza delle lingue: ma ebbe sempre l'impressione che fu qualcosa "tanto per", un "di più" senza un peso effettivo nella decisione sul prendere uno stagista o meno.</div><div><br /></div><div>Un po' gli dava fastidio, anche a fronte dei sacrifici e dei corsi intensivi che aveva fatto in vista della partenza. Ripensandoci, può anche darsi che in realtà - se ci fossero stati dei problemi - glielo avrebbero fatto notare e che tutto filò liscio semplicemente perché Matassa aveva inconsapevolmente passato la linea dell'accettabilità attraverso l'arte del "<i>buttarla in caciara dicendo qualcosa che conosco bene</i>". L'impressione che gli rimase e che si portò dietro negli anni a venire, però, fu più o meno quella da "banco macelleria".</div><div><br /></div><p><i>"Signò, lo stagista conosce tre lingue, che faccio, lascio?"</i></p><p><i>"Ma sì dai, de sti tempi so sempre boni"</i></p><p><i><br /></i></p><p>Stagisticamente</p><p>Er Matassa</p><p>P.S. Ringrazio <a href="https://puronanovergine.blogspot.com/2022/05/nutrimente.html" target="_blank">PuroNanoVergine</a> per avermi fatto ripensare a quel periodo</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUB-hONnwH04pyQL3Lfjz-DVgLZYJMf3Ev-MuxTHYvpYBjQ0DdpBk_XG3orvWjV3YErLgcDwrZOpRZzhsBHz6LDL5EeL03JBLyA5WD1WHtYrVUjzIamHQopmjNHpan1rAXLdu0gLYpUUMwPDKS-zCzpnNPjkXTTbnEsKr5BUD5tE9bAIHzc86PLj9-Lw/s1024/Che-faccio-lascio-1024x722.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="722" data-original-width="1024" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUB-hONnwH04pyQL3Lfjz-DVgLZYJMf3Ev-MuxTHYvpYBjQ0DdpBk_XG3orvWjV3YErLgcDwrZOpRZzhsBHz6LDL5EeL03JBLyA5WD1WHtYrVUjzIamHQopmjNHpan1rAXLdu0gLYpUUMwPDKS-zCzpnNPjkXTTbnEsKr5BUD5tE9bAIHzc86PLj9-Lw/s320/Che-faccio-lascio-1024x722.jpg" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-42534216254616330672022-05-23T20:18:00.008+02:002022-05-23T20:18:48.438+02:00Parenti che (forse) si sposano d'estate in culandia e te lo dicono un mese e mezzo prima<p>Penso che il titolo sia di per sé illustrativo dell'assurdità della situazione e dello sgomento che ha suscitato. Ma andiamo con ordine.</p><p><i>Uno degli argomenti che recentemente sta venendo a galla sempre più spesso, nelle chiacchierate con Eureka e in quelle con gli amici, è il matrimonio. In principio fu la mia migliore amica (già sposata), poi una ex compagna di classe e mia cugina (in attesa di sposarsi). Insomma: sempre più gente della mia età sta convolando a nozze. E ci può anche stare.</i></p><p><i>Tutto questo convolare ha fatto riflettere tanto me ed Eureka se fosse il momento di compiere anche noi questo passo (in realtà Eureka è convintissima e non perde ogni occasione per punzecchiarmi al riguardo).</i></p><p><i>Io, che in fondo non ho nulla in contrario al riguardo, mi sento in difficoltà, perché prima di andare avanti mi piacerebbe che fosse solido - oltre al nostro rapporto - anche tutto ciò che potrebbe garantirci o quantomeno agevolarci un'esistenza felice assieme (e qui torniamo alle dolenti note relative al lavoro, all'insoddisfazione e alla ricerca di qualcosa di meglio).</i></p><p>Ma non era questo l'argomento del post. Che invece scaturiva dal fatto che, proprio in mezzo a una "mini-crisi" tra me ed Eureka dovuta alle problematiche di cui sopra, è giunta dall'altro Continente la dichiarazione/telefonata Whatsapp di CuginaSvampita (che definiremo tale - diciamo così e con beneficio del dubbio - solo per distinguerla dall'altra nubenda) che afferma di aver deciso di sposarsi tra un mese e mezzo in un posticino sperduto del Sud Italia e che, alla mia domanda in ordine al luogo della celebrazione (Comune? Chiesa?), ha riferito che "stavano ancora riflettendo".</p><p>Procediamo però con ordine, CuginaSvampita.</p><p>- "<i>mi sposo</i>": e fin qui tutto ok, salvo girare il coltello nella piaga della mini-crisi che frattanto si era andata ricomponendo;</p><p>- "<i>tra un mese e mezzo</i>": cioè a luglio? E ai parenti lo dici con un mese e mezzo di preavviso, senza dar loro il tempo di organizzarsi (anche mentalmente)? E con i concorsi? E con le ferie/vacanze da programmare? Si potrebbe quasi pensare che in realtà speri che desistano!</p><p>- "<i>in un posticino sperduto del Sud Italia</i>": questo punto, in <i>tandem </i>con il precedente, è micidiale;</p><p>- "<i>stavamo ancora riflettendo</i>": penso che il fatto che ci sia ancora "necessità di riflettere" sia sintomatico della paradossalità della situazione...</p><p>Seguiranno aggiornamenti, statene certi.</p><p>Paradossalmente</p><p>Er Matassa</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUTX4mGdR8C3LBnAtjspdOBJw1g_haTddmxDh0JTlLJT1tC0xWiBwM8mjGIWfzNVM2bmx9lg421tPFCE376uDmszRiZIRm9yvJq22axt-qpJvPYmlcc-6dF77ccxUEkM8DL5Ov6i3ZpFvkbSzqOkT4Aan6FhlvLkg5Snp867a5ysJxQOfWo8N5PRoj6g/s1570/weddingcomic1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1508" data-original-width="1570" height="307" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUTX4mGdR8C3LBnAtjspdOBJw1g_haTddmxDh0JTlLJT1tC0xWiBwM8mjGIWfzNVM2bmx9lg421tPFCE376uDmszRiZIRm9yvJq22axt-qpJvPYmlcc-6dF77ccxUEkM8DL5Ov6i3ZpFvkbSzqOkT4Aan6FhlvLkg5Snp867a5ysJxQOfWo8N5PRoj6g/s320/weddingcomic1.jpg" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-43259701371615396462022-05-12T19:12:00.001+02:002022-05-13T13:42:54.116+02:00Lasciar andare<div dir="ltr">Esattamente una settimana fa ho mancato un appuntamento al quale mi avrebbe fatto molto piacere partecipare.<br />Si trattava di salutare una persona che negli ultimi anni ha ricoperto un posto importante nella mia vita, soprattutto (ma non solo) professionale.<br />Non sono riuscito ad andare, a causa di circostanze lavorative e impegni domestici che - guarda caso - si sono accavallati proprio nello stesso giorno.<br />Epperò, il senso di dispiacere per esser stato assente, quel giorno, è stato così forte che - lo giuro - non sono riuscito a concentrarmi su nient'altro.<br /><br />Arriviamo allora a oggi pomeriggio, quando ho visto Amazzone (qualche aficionado del blog ricorderà che si tratta della mia psicoterapista) e le ho raccontato di questo fardello che mi portavo dietro da circa una settimana e del quale non riuscivo a liberarmi.<br />Con il suo aiuto, ho provato a immaginare quella persona seduta lì di fronte a me, nella stessa stanza, e a dirle tutto quello che avrei voluto nel corso di questi anni - anche dopo che ci siamo persi di vista, per dir così - e non sono riuscito a fare.<div><br />Pensavo che sarebbe stato un esercizio inutile e invece sono riuscito a esprimere e a buttare fuori ciò che tenevo riposto neanche io so dove. Ad azzeccare, una dopo l'altra, tutte le parole che avrei voluto dire, a prevenire le obiezioni che mi sarebbero state fatte, a uscirne forse un po' triste, ma soprattutto alleggerito (nell'immediato) e consapevole (dopo, a mente più fredda).<br />E sono riuscito a lasciar andare - oltre alla persona - anche le parole non dette, le recriminazioni a lungo serbate, le spiegazioni mai ricevute, le gratificazioni mai avute, la pazienza che non c'è stata.<br />Ora ciascuno libero per la sua strada, nel ricordo affettuoso, ma che non sarà più un macigno.<br /><br />Macignatamente,<br /><br />EM<div><br /><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj9ckiQXK2Y9WNDdfMALftFssFVH18KdJii-TuY0wvkYzDtKIo6yGY-KN0i0eKLWtT3yuMbbmjqF6ZB-okr7wVBl-4REXT9wHo7AApzuvvghWd7pYHnpVYbcEtSZdXY3gKF5zlVa6BZZW_nN_P_VAAEEo2cb5z9SZAvuX4-jXLFowvjNyiJkiqIozCp0A"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_7096899060827917426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj9ckiQXK2Y9WNDdfMALftFssFVH18KdJii-TuY0wvkYzDtKIo6yGY-KN0i0eKLWtT3yuMbbmjqF6ZB-okr7wVBl-4REXT9wHo7AApzuvvghWd7pYHnpVYbcEtSZdXY3gKF5zlVa6BZZW_nN_P_VAAEEo2cb5z9SZAvuX4-jXLFowvjNyiJkiqIozCp0A=s320" /></a><br /></div></div><div><br /></div></div></div> Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-20894394782782356542022-04-21T17:28:00.001+02:002022-04-21T17:31:41.023+02:00Lo scopriremo solo vivendo: tre domande e una (sola) risposta<div dir="ltr">Il titolo di questo post è una risposta, per dir così, <i>bonne à tout faire</i>, capace di rispondere a diverse domande. Diciamo tre, per il momento.<div> <div><div>1. La prima che mi viene in mente è: <i>quand'è che avrò il tanto agognato aumento di stipendio?</i></div><div>Il capo mi ha detto che quest'anno sarà "un anno importante" per valutare la cosa. Come ho già scritto in passato, è una risposta che dice tutto e non dice nulla. Dice tutto, perché mi fa stare comunque col fiato sospeso, aspettando neanch'io so bene che cosa. Non dice nulla, perché non è dato al popolino sapere se quest'aumento ci sarà, a quanto ammonterà, e quando mai ciò accadrà. Della serie: poi vediamo, non ti preoccupare, aspetta e spera, Enrico stai sereno e giù di lì. Poi, però, si è visto che fine ha fatto Enrico...</div><div><br></div><div>2. Parlando di aspetta e spera, veniamo dunque alla seconda domanda: <i>quando si terranno i concorsi pubblici ai quali Er Matassa, </i>medio tempore<i> e senza saper né leggere e né scrivere, si è iscritto?</i></div><div>Già, perché Er Matassa si è deciso a giungere a più miti consigli, alla luce delle risultanze di cui sopra e del fatto che magari gli piacerebbe costruire una famiglia con Eureka, andare a vivere in una casa tutta sua e del fatto che Roberto Carlino sarebbe senz'altro felice di tale proposito ("<i>non vende sogni, ma solide realtà</i>"). Tristemente, ma non meno consapevolmente, sta dunque disertando lentamente l'altro "binario" che avrebbe avuto piacere di coltivare, ossia quello della carriera universitaria, perché alla fine si è convinto che va bene percorrerlo per la gloria e, comunque, se sei disposto a investire tante, tante risorse sino a quarant'anni, per poi forse (e dico forse) riuscire a strutturarsi da qualche parte, a qualche ordinario piacendo. Parallelamente, Matassa sta iniziando a percorrere il binario dei concorsi pubblici: si è dunque iscritto a qualcuno di essi, le cui prove, però, al momento o non sono proprio in programma, oppure sono state rinviate. Di qui si ritorna alla domanda (e alla risposta) iniziale.</div><div><br></div><div>3. Veniamo ora alla terza e ultima domanda. La quale, se di certo è meno impegnativa delle prime due, di certo non è meno priva di un certo margine di rischio. Dopo aver trascorso le ultime settimane in quarantena a causa della positività di Er Matassa, questi ed Eureka hanno deciso di trascorrere il weekend lungo villeggiando da qualche parte. Eureka - le cui ricerche di un sito hanno dato esito negativo - ha dunque dato mandato a Matassa di trovare una stanza decente in un agriturismo decente in un paesino decente. Va da sé che alle plurime richieste di decenza e ai connessi odori di <i>diludendo </i>si somma l'inesperienza di Matassa nel compiere operazioni del genere. Così, quando nel corso di una ricerca su una nota piattaforma di ricerca di strutture ricettive ne è comparsa una in una località papabile, con foto stupende, recensioni molto positive e offerte dell'ultimo minuto, Matassa si è sentito un po' come un aspirante massone chiamato a compiere il famoso salto nel vuoto per entrare a far parte della confraternita. Anche alla domanda <i>la stanza superfigherrima nel posto turbospaziale nel borgo stratosferico </i>(Diego Fusaro scansate)<i> che ho prenotato per il weekend sarà veramente quella in foto o ci hanno rifilato qualche sòla?</i>, pertanto, la risposta non potrà che consistere nel titolo di questo post, a cui però, in caso di esito negativo (e sicuramente in misura maggiore rispetto agli altri quesiti), saranno legati il tentato omicidio da parte Eureka e la fuga di Matassa per la sopravvivenza.</div><div><br></div><div>Sopravviventemente</div><div><br></div><div>Er Matassa</div></div></div><div><br></div><div><i>P.S. Er Matassa sente il bisogno di ringraziare pubblicamente l'Autore della risposta in questione (suscettibile, si diceva ironicamente, di plurime applicazioni), anche al fine - questo niente affatto ironico - di onorarne la memoria.</i></div><div><br></div><div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhnkkyxH0oXYnPJjXgfapJUkzdWEuyTPG3H3Uc5wXCshFahdTBPpv8UmXP5SPOJ28rVrLdyGzCXfXLxshxP7HWaIx7LUU_-b5ulCEuOyGM4vAJAy5ruWoZ5oppMfc-_Hmz8KU3fTETfXfoENvrH1tApfbDi5lsuriLdMZS0t6L-xh3Ip0uSAa24DgmTOA"><img src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhnkkyxH0oXYnPJjXgfapJUkzdWEuyTPG3H3Uc5wXCshFahdTBPpv8UmXP5SPOJ28rVrLdyGzCXfXLxshxP7HWaIx7LUU_-b5ulCEuOyGM4vAJAy5ruWoZ5oppMfc-_Hmz8KU3fTETfXfoENvrH1tApfbDi5lsuriLdMZS0t6L-xh3Ip0uSAa24DgmTOA=s320" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_7089079382614385570" /></a><br></div></div> Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-67633668851475005932022-04-07T19:29:00.006+02:002022-04-07T19:29:50.472+02:00Tana per il Covid-19<p><i><br />Diario del Covid-19, giorno 9</i></p><p>Tanto era nell'aria l'aumento dei contagi da Covid-19 che alla fine me lo sono preso anche io - e, per uno strano scherzo del destino, me lo son preso proprio il giorno prima della fine dello stato d'emergenza!</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHFBkbk40-Luvqi_KZyG9HrISAUlrKJhvbeHFHLwLkM2MT7OhcrxWj-SXP7g0Ti8AY8agRwpGEuZrDro7eaHuxpO6V2T0Q4DkwsSpMbL-6vz-enJHdIUHAcU5r60PqL5yb0joxoskrILNKBnoo_OJ83Yme1QxoKgUJuZrn-SduH7DDHYXrIKHP_p7j7Q/s259/Covid.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a></div><p></p><p>Non ho proprio idea di come possa essermi contagiato, avendo sempre utilizzato quelli che ormai sono passati alla storia come i c.d. "dispositivi di sicurezza" (mascherine <i>et similia</i>); ma il tampone non mente, o quantomeno non mentono i sintomi. Sono stato diversi giorni con la febbre alta e con un mal di gola mai avuto prima d'ora. Come se qualcuno mi avesse foderato di carta vetrata le pareti della gola: ogni deglutizione era (ed è) una faringitica battaglia. </p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHFBkbk40-Luvqi_KZyG9HrISAUlrKJhvbeHFHLwLkM2MT7OhcrxWj-SXP7g0Ti8AY8agRwpGEuZrDro7eaHuxpO6V2T0Q4DkwsSpMbL-6vz-enJHdIUHAcU5r60PqL5yb0joxoskrILNKBnoo_OJ83Yme1QxoKgUJuZrn-SduH7DDHYXrIKHP_p7j7Q/s259/Covid.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="194" data-original-width="259" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHFBkbk40-Luvqi_KZyG9HrISAUlrKJhvbeHFHLwLkM2MT7OhcrxWj-SXP7g0Ti8AY8agRwpGEuZrDro7eaHuxpO6V2T0Q4DkwsSpMbL-6vz-enJHdIUHAcU5r60PqL5yb0joxoskrILNKBnoo_OJ83Yme1QxoKgUJuZrn-SduH7DDHYXrIKHP_p7j7Q/s1600/Covid.jpg" width="259" /></a>Anche adesso che la febbre è passata, dopo aver fatto un altro tampone (positivo pure questo), il mal di gola tarda a passare e fatico a riprendermi completamente.</p><p>Mi sento debilitato: dormo 9 ore a notte, ma al mio risveglio non mi sento affatto come se avessi dormito 9 ore. Allo stesso modo, dopo un'ora di riunione su Zoom sento la necessità di dormire non dico tutto il pomeriggio ma quasi. Mi chiedo quando passerà questa fase e quanto tempo ci vorrà. </p><p>Allo stesso tempo, non potendo lavorare come sempre, sto cercando di prendermi un po' di tempo per me. In meno di una settimana ho letto due libri (di uno avevo già letto la metà in circa due mesi, tra lavoro e altro; l'altra metà me la sono divorata in un giorno e mezzo). In ogni caso è dura dover fare tutto a ritmo ..." rallentato".</p><p>Eureka - che per fortuna non è stata contagiata né da me, né da altri, stavolta - si è trasferita in salotto ed è riuscita ad avere qualche giorno di smart working. Certo, è difficile stare "separati in casa" e dover indossare sempre la mascherina quando siamo nella stessa stanza, così come è difficile anche semplicemente stare senza abbracciarsi. Speriamo solo che duri poco, anche se dalla carica virale risultante dall'ultimo tampone risulto ancora estremamente contagioso e c'è il rischio che mi porti la positività anche sotto Pasqua.</p><p>In ogni caso, nella mia positività abbiamo avuto modo di sperimentare i vantaggi della convivenza. Ché rispetto al 2020 - in cui, a causa del lockdown di <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2020/03/molto-working-e-poco-smart-del-lavoro.html" target="_blank">marzo</a> e aprile prima, e della persistente <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/03/ricordi-sparsi-in-tema-di-zona-rossa.html" target="_blank">positività</a> di Eureka poi - siamo stati distanti l'uno dall'altro, nel complesso, quattro mesi; rispetto al 2021 (penso soprattutto al periodo di <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/04/la-vigilia-di-pasqua-che-non-ti.html" target="_blank">Pasqua</a>), siamo riusciti (perlomeno sino ad ora) a vivere il dramma del Covid in maniera più distesa.</p><p><i>Ogni giorno, alla fine, si risolve in una (ri)scoperta dei nostri limiti (e non solo da Covid-19) e di quanto possiamo spingermi al di là di essi. Spiace solo rilevare, per ora, che i miei consistono nell'essere perennemente stanco e assonnato, oltre ad avere un fastidioso mal di gola. Spero non in eterno, però!</i></p><p><br /></p><p>Assonnatamente</p><p>Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-21591026840586714542022-03-17T13:41:00.003+01:002022-03-17T13:41:34.260+01:00Sensi di colpa e moti di rivalsa<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj7bMmMPfUZUsXBeH4iB-ty1PXy7Nx0VePftpR-3UA6MlhC4IdXrKn6zGarb-j3d-4HNcZb5U6ws94HAF0XQwMqEw3ZHBRcnEoJ_JEcbF24bc39SSatufZv8BabxpZiMKt8ctvWGsCqTKL2TLQ_Hvu5ro-Je3r_7y6gt9dJXzCUeZULc9JuJTMcH-OO2A=s275" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEj7bMmMPfUZUsXBeH4iB-ty1PXy7Nx0VePftpR-3UA6MlhC4IdXrKn6zGarb-j3d-4HNcZb5U6ws94HAF0XQwMqEw3ZHBRcnEoJ_JEcbF24bc39SSatufZv8BabxpZiMKt8ctvWGsCqTKL2TLQ_Hvu5ro-Je3r_7y6gt9dJXzCUeZULc9JuJTMcH-OO2A" width="275" /></a></div><br /><br /><p></p><p style="text-align: justify;">È un bel po' che non pubblico qualcosa, quindi anzitutto mi scuso con gli internauti lettori (di fiducia o occasionali che siano).</p><p style="text-align: justify;">In secondo luogo, le ragioni per cui il tempo è sempre meno sono in parte riconducibili alla mia decisione di evadere. Non avete capito: non mi hanno incarcerato! Parlo di evasione "relativa", ossia dal lavoro che sto facendo adesso (ché dal lavoro non si evade mai completamente, ahimè), o meglio, del guardarmi intorno e del (provare a) preparare un concorso. </p><p style="text-align: justify;">L'anno nuovo è iniziato con una <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2022/01/di-anni-nuovi-e-vittorie-di-pirro.html" target="_blank">vittoria di Pirro</a>. Per questo motivo, ho iniziato a studiare in vista di alcune prove concorsuali che si terranno - pur se non nell'immediato - entro quest'anno. Tutto ciò, ovviamente, in parallelo al lavoro dove attualmente mi trovo. Il che vuol dire alzarsi la mattina alle 5, sfruttare la pausa pranzo, i (pochi) momenti di disimpegno tra lavoro (di cui vi ho detto), casa (da ormai più di sei mesi convivo con Eureka, la mia ragazza) e famiglia (i miei, purtroppo, riesco a vederli sempre meno, ma temo che sia nell'ordine naturale delle cose). Risultato: studio poco in settimana e più nel weekend, ho un sonno che mi porta via e diversi amici non li vedo ormai da tempo.</p><p style="text-align: justify;">Dello studio in parallelo non ho ancora detto nulla nel posto dove attualmente lavoro e non so se lo farò a breve. Ché ovviamente il pensiero che io investa energie in altro e la prospettiva di perdere un collaboratore non è per loro proprio il massimo. E mi sento in colpa in quei pochi momenti in cui sento di esser valorizzato (seppur con i limiti di cui dirò fra poco). Io, che sono abituato alla trasparenza, non riesco a fingere che tutto vada bene e che non mi stia guardando intorno e preparando per altre cose, specialmente quando mi dicono che sono soddisfatti del lavoro che faccio.</p><p style="text-align: justify;">Ma. Ma. Ma. A tutto c'è un ma, e stavolta me l'ha fatto venire in mente Eureka con quelle quattro parole che da brava femmina mi ha rivolto l'altro ieri sera (si badi: utilizzo "femmina" non per fini maschilisti, ma per indicare quel genere di essere umano che senza troppi giri di parole è in grado di trasmetterti tantissimi sentimenti, se del caso anche troppi, se del caso anche di colpa, a seconda dell'umore).</p><p style="text-align: justify;">"<i>Non capisco perché ti senti in colpa</i>".</p><p style="text-align: justify;">"<i>Mi dispiace non esser trasparente con loro. Soprattutto quando vedo che sono contenti del mio lavoro e mi trattano come parte della squadra. E poi dovrò fare i conti con quello che succede se il concorso va bene...</i>"</p><p style="text-align: justify;">"<i>A quello ci penserai a tempo debito. Ti invito a riflettere sul fatto che ti avevano detto che dopo 6 mesi di prova ti avrebbero fatto un discorso sul tenerti o meno e sull'aumento. Bravi sono stati a tenerti, ma senza aumento, proprio bravi. E intanto ne sono passati 13, di mesi</i>"</p><p style="text-align: justify;">"<i>In effetti...</i>"</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Effettivamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-43514763607980010432022-02-10T16:55:00.005+01:002022-09-09T11:32:53.105+02:00Un mondo migliore?<p style="text-align: justify;">Copio e incollo uno <i>stream of consciousness </i>appena partorito su Twitter.</p><p style="text-align: justify;">Penso che condividerlo mi farà stare meglio? Non lo so.<br /></p><p style="text-align: justify;">Penso di non essere il solo a essere in questa situazione? Forse.</p><p style="text-align: justify;">Penso che vorrei lasciare un mondo migliore di quello che ho trovato a chi viene dopo di me? Cazzo, sì.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Pensatamente</p><p style="text-align: justify;">EM</p><p><br /></p><p><br /></p>
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it" data-theme="dark"><p lang="it" dir="ltr">Due anni fa avevo l'età in cui i miei genitori hanno trovato un lavoro fisso. <br>L'anno scorso quella in cui si sono sposati.<br>Quest'anno quella in cui hanno avuto me.<br><br>E io, a quasi 32 anni, non ho un lavoro fisso, non sono sposato, né tantomeno ho un figlio.</p>— Er Matassa 🧶 (@ermatassa1) <a href="https://twitter.com/ermatassa1/status/1491797594737025040?ref_src=twsrc%5Etfw">10 febbraio 2022</a></blockquote> <script async src="https://platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script> Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-21729768462627040952022-01-18T10:21:00.002+01:002022-01-18T10:25:31.812+01:00Di viaggi in scooter e strade inaspettate<p style="text-align: justify;">Chi si sposta in scooter a Roma riesce senz'altro a muoversi in maniera più agile e veloce di chi viaggia in macchina o - peggio ancora - dei mezzi pubblici di superficie, quali autobus e tram.</p><p style="text-align: justify;">Nemmeno gli scooter, però, riescono a sfuggire ai <i>Diktat</i> dei semafori e alle lunghe attese ch'essi comportano, soprattutto agli incroci delle arterie principali della città. Salvo, ovviamente, voler fare uno sgarro al codice della strada, il che però spesso e volentieri non è consigliabile, perché oltre al benessere fisico nuoce - banalmente e utilitaristicamente - anche a quello del portafogli. </p><p style="text-align: justify;">Così, nei non radi momenti in cui mi trovo ad attendere che scatti il verde, scruto le targhe degli altri scooter, quando non mi perdo in pensieri relativi alle <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/07/semafori-e-ragnatele.html" target="_blank">ragnatele</a> che infestano alcuni dei luminosi vigili del traffico romani. Non perché abbia un'avversione nei confronti delle targhe delle macchine, beninteso, ma perché dalle placche che contengono le targhe degli scooter è ben più facile vedere l'insegna e l'indirizzo dei concessionari dove questi sono stati comprati.</p><p style="text-align: justify;">E così, dando per presupposto che la casa dei miei effimeri compagni di corsia si trovi non distante da quei rivenditori, cerco di immaginare verso quali lidi li porteranno i loro viaggi infraurbani. Stamattina, ad esempio, lo scooter di un tizio recava l'indirizzo di un concessionario di Centocelle. Chissà che ci faceva stamattina, nel bel mezzo del Lungotevere, con una scopa tenuta sulla pedana dello scooter, in mezzo alle gambe. Stava andando a pulire il nuovo posto di lavoro? Portava la scopa alla madre che abita dall'altra parte della città per darle una mano a riordinare casa? Si trattava di una Befana maschio, di ritorno dalla villeggiatura alla sua casa in quel di piazzale dei Gerani?</p><p style="text-align: justify;">Accanto a lui, un altro scooterista - non saprei dire se uomo o donna - montava uno scooter acquistato vicino a dove <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/di-traslochi-convivenze-e-pseudoferie.html" target="_blank">sono andato a convivere</a> con Eureka. Un altro pensiero mi ha colto. La stessa placca, se vista tanto tempo fa, non avrebbe sortito in me lo stesso effetto. La mente è tornata a tutte quelle volte in cui - per svago o per lavoro, a piedi o motorizzato - mi sono trovato a percorrere la strada dove vivo, senza sapere che un giorno ci sarei andato ad abitare. Simmetricamente, chissà quante volte ho visto e vedrò posti, strade e palazzi che acquisteranno per me significato solo in futuro, ma che per me, adesso, non ne hanno alcuno.</p><p style="text-align: justify;">Penso a tutto questo e nel frattempo il verde è arrivato. Per fortuna, sono abbastanza allenato da saper spingere la riflessione - e girare, subito dopo, l'acceleratore dello scooter - sino all'istante immediatamente precedente al momento in cui il conducente della macchina prima di me perderà la pazienza e suonerà il clacson, magari chiedendomi in gergo romanesco se, oltre al verde, ho intenzione di aspettare il viola.</p><p style="text-align: justify;">Inaspettatamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgwmn1pXJNGZrPfKDa9HlaUMx5jRw1GBVLN-Hqz16b100KmmEs2ktM7q_vNDZdCJuaYsafWZLBEKaHV0EG7KFHOm0ZypmCLN8J502FMXV7hrYBn4YLjKy_05y-8UoAibLBcpNCPBXyQbElspOaXT8d5j6Tta3ObnHWXkSdeBY7S_tMDf0g-ks62CkM8xg=s635" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="476" data-original-width="635" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgwmn1pXJNGZrPfKDa9HlaUMx5jRw1GBVLN-Hqz16b100KmmEs2ktM7q_vNDZdCJuaYsafWZLBEKaHV0EG7KFHOm0ZypmCLN8J502FMXV7hrYBn4YLjKy_05y-8UoAibLBcpNCPBXyQbElspOaXT8d5j6Tta3ObnHWXkSdeBY7S_tMDf0g-ks62CkM8xg=w400-h300" width="400" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-52244689577359771292022-01-12T13:18:00.004+01:002022-01-12T13:18:48.455+01:00Di anni nuovi e vittorie di Pirro<p style="text-align: justify;">Rientrato a lavoro già il 3 di gennaio, ho avuto il colloquio che tanto attendevo con il capo. Di sua iniziativa, per giunta.</p><p style="text-align: justify;">Dopo aver voluto conoscere le mie impressioni e un mio bilancio generale dell'anno scorso, è emerso che era soddisfatto del mio lavoro e che senz'altro sarei potuto rimanere a lavorare nel suo Studio.</p><p style="text-align: justify;">Bene, no? Quasi. Anzi...</p><p style="text-align: justify;">Il capo non ha ritenuto maturi i tempi per un aumento (ciò che mi interessava particolarmente, <i>ça va sans dire</i>), affermando che ho bisogno di un <i>ulteriore </i>periodo di tempo per perfezionare alcune cose e che l'anno <i>nuovo </i>(quest'anno, ndr) sarà <i>importante</i> per valutare la cosa.</p><p style="text-align: justify;">Mi rode per una serie di ragioni.</p><p style="text-align: justify;">Punto primo: il colloquio avrebbe dovuto aver luogo a settembre scorso. Ergo, se l'avessimo svolto allora, magari l'anno nuovo entrante sarebbe stata l'occasione per un aumento, se già per allora era confermata la mia condizione attuale (ed effettivamente era così, visto che nulla sul punto è accaduto). O - comunque - l'aumento sarebbe potuto arrivare prima rispetto a quando, ora, potrei attendermelo.</p><p style="text-align: justify;">Già, perché l'anno nuovo significa tanto 1° gennaio, quanto 31 dicembre. Ma la mia scarsa prontezza di spirito al momento del colloquio non mi ha consentito di sottolineare né questo, né di insistere esplicitamente per un aumento. E su ciò continuo ad arrovellarmi, ovviamente. </p><p style="text-align: justify;">Punto secondo: si tratta di una vittoria di Pirro.</p><p style="text-align: justify;">Bene continuare a esercitare in uno Studio, bene continuare a collaborare. Ma a che prezzo? </p><p style="text-align: justify;">Sei anni di professione (di cui più di tre da praticante, il tempo rimanente da professionista) e quattro di PhD per cosa? Per potermi permettere a stento un affitto da condividere con Eureka, la persona che amo e con cui voglio costruire qualcosa e trascorrere il resto della mia vita?</p><p style="text-align: justify;">Non sempre ho pensato di meritare di più. Questa volta, invece, ne sono sicuro.</p><p style="text-align: justify;">Ciò mi sta portando a valutare tante altre strade, che mai avevo preso in seria considerazione sin d'ora. Ingrandire i propri orizzonti fa bene, anche per capire bene ciò che si vuole e ciò cui si può ambire, mi hanno detto. Ma la paura di azzardare, di far qualche passo falso, insicuro, è tanta.</p><p style="text-align: justify;">In ogni caso, auguri (seppur in ritardo) di buon anno nuovo a tutti voi che leggete.</p><p style="text-align: justify;">Insicuramente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg0_8ftO3NWte0AYPyWutItKokSzuS57b62SNSBu0S9NXHYVQRz7Ol0WvQRR_YKd3p4nOYFuk1aJ3L6eUiumtk0MXziUaKSUH0g91AfPXQ4gkCDkkoy2iAkcOv6UABx2rkdLxGJ1Vc52SUHLl3MYMYHTm2uM41nTaK0j2NevJwVZ0QOaXx56LymB9Br-w=s245" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="206" data-original-width="245" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg0_8ftO3NWte0AYPyWutItKokSzuS57b62SNSBu0S9NXHYVQRz7Ol0WvQRR_YKd3p4nOYFuk1aJ3L6eUiumtk0MXziUaKSUH0g91AfPXQ4gkCDkkoy2iAkcOv6UABx2rkdLxGJ1Vc52SUHLl3MYMYHTm2uM41nTaK0j2NevJwVZ0QOaXx56LymB9Br-w" width="245" /></a></div><br /><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-29810927131181737722021-12-28T20:02:00.001+01:002021-12-28T20:02:18.209+01:00Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio<p>Posso raccontare almeno due episodi che suggeriscono di dar retta al titolo di questo post.</p><p><br /></p><p>1.</p><p><i>Antefatto: Roma, una mattina qualsiasi di novembre</i></p><p>Mi accingo a raggiungere in scooter un'amica per far colazione assieme in un bar: subito dopo, dovrò andare a un funerale. Come al solito sono un po' in ritardo.</p><p>Mi immetto nella rotonda di una piazza. Accosta una macchina, che mi stringe sulla rotonda. Mi viene a sbattere.</p><p>Scooter illeso, io illeso, fiancata leggermente graffiata. La macchina si ferma.</p><p>Scende l'autista minacciando denunce all'assicurazione. Gli faccio notare che si tratta di un graffio e che ce la possiamo gestire noi, senza coinvolgere le due assicurazioni. Lui è d'accordo.</p><p>Ci scambiamo riferimenti e numeri di telefono. Afferma che si sarebbe fatto vivo la settimana successiva e si mostra sinceramente dispiaciuto del fatto che debba partecipare a un funerale.</p><p>Il tizio non si fa vivo. Resto perplesso, ma non bado molto a ricontattarlo e visto anche l'approssimarsi di un mucchio di scadenze lavorative in vista della pausa festiva mi passa di mente.</p><p><i>Fatto: </i>ieri mi chiama l'agenzia di assicurazioni e mi riferisce che il tizio ha sporto denuncia nei miei confronti e chiesto il risarcimento (tramite l'assicurazione, <i>ça va sans dire</i>).</p><p>Che dire: oltre alla bruciatura "professionale", bel modo di mantenere un <i>gentlemen's agreement</i>.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgmdvU8_-0UV6LEZ-llmhkE_ndD7_qBwohVPlIdEPOGt0a4sndTaZRwgqp67KLTzPThRPavaHmRR7MBd9fPW7iutCLddhC1kB7qhFW-1TngZnPz295NAHC3jFTIYRH01X0Y9wrFzLd8paZ0ckJuId9_FpIFkbGezHAxpk7nHBsP25XU6c1AeJeFt605RQ=s662" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="367" data-original-width="662" height="177" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgmdvU8_-0UV6LEZ-llmhkE_ndD7_qBwohVPlIdEPOGt0a4sndTaZRwgqp67KLTzPThRPavaHmRR7MBd9fPW7iutCLddhC1kB7qhFW-1TngZnPz295NAHC3jFTIYRH01X0Y9wrFzLd8paZ0ckJuId9_FpIFkbGezHAxpk7nHBsP25XU6c1AeJeFt605RQ=s320" width="320" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p>2. </p><p><i>Antefatto: Roma, una mattina qualsiasi di fine luglio</i></p><p>Il capo dello Studio in cui lavoro da ormai qualche mese imbocca nella stanza dove mi trovo per salutarmi in vista delle vacanze estive.</p><p>Mi dice che è complessivamente soddisfatto del mio lavoro e che a fine settembre faremo un discorso "complessivo" relativo al mio inserimento a Studio (e che - per espressa dichiarazione del titolare - parrebbe addirittura contemplare un aumento). </p><p>Premetto che inizialmente mi aveva detto che sarei rimasto per sei mesi di prova e che, alla fine di questo periodo, avremmo tirato le somme e concordato i termini della mia permanenza. La "fine" della prova, dunque, già decisa allora per settembre, sembrava vicina e a favore di ciò deponeva anche l'ulteriore incontro di fine luglio.</p><p><i>Fatto: </i>è il 28 dicembre e del discorso "complessivo" nemmeno l'ombra, nonostante io abbia condiviso con un Collega anziano (nonché "Vice" del sistema-Studio in cui mi trovo) le mie perplessità.</p><p>Cosa ha imparato Matassa da queste vicende:</p><p>1) Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, come da titolo</p><p>2) L'avvicinarsi delle vacanze (o addirittura le vacanze stesse) non costituiscono giustificato motivo per rallegrarsi, ché la fregatura è sempre dietro l'angolo.</p><p><br /></p><p>Malfidatamente</p><p>Er Matassa</p><p><br /></p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-76863841320388978182021-12-13T14:28:00.002+01:002021-12-13T14:28:20.915+01:00Tra poco<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjw_GufXHWNNUTnc-cgGnKBaG_1TEnkccQD1IRt1-06ceu3ZryShJkAIFiVN11qUjbYTWe5dnJ5zi4eG8aYzpdZmb0KTWyhfRwY1FAanrj5vV_t3tAfGhqDxS8kFy5Ylj2-tu2iA2rir6nQ-_qscjrAKn_vA0C4xuNoFF9XrF18r_OM1_4V-IWz8O2sCg=s1200" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjw_GufXHWNNUTnc-cgGnKBaG_1TEnkccQD1IRt1-06ceu3ZryShJkAIFiVN11qUjbYTWe5dnJ5zi4eG8aYzpdZmb0KTWyhfRwY1FAanrj5vV_t3tAfGhqDxS8kFy5Ylj2-tu2iA2rir6nQ-_qscjrAKn_vA0C4xuNoFF9XrF18r_OM1_4V-IWz8O2sCg=s320" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra qualche giorno riprenderanno delle riunioni professionali che avevo l'abitudine di seguire sino a qualche settimana fa.</div><p></p><p style="text-align: justify;">Incontri in cui non ero entrato, per così dire, spontaneamente e che mi sono sempre stati un po' sul cavolo, complici le innumerevoli perdite di tempo derivanti dalla puntuale assenza, a ognuna di esse, di un ordine del giorno che dettasse modi e tempi delle tematiche da trattare. Così, di 20 persone presenti, spesso ve n'erano solo 4 o 5 effettivamente interessate al tema o, viceversa, poteva capitare che fosse assente chi era stato investito del ruolo di "relatore" di un determinato argomento. Le riunioni si svolgevano dunque in questo modo, a cadenza settimanale. </p><p style="text-align: justify;">Finché non è successo qualcosa. Chi coordinava le riunioni, purtroppo, è scomparso. Temevamo che sarebbe potuto accadere, ma eravamo speranzosi, sino all'ultimo, che un miracolo risollevasse la sorte del coordinatore.</p><p style="text-align: justify;">Così, prima ancora della scomparsa, le riunioni si sono diradate, poi non v'è più stata alcuna convocazione. E io, dall'angoscia mista a fastidio che provavo ogni volta che ricevevo la convocazione (specie durante il fine settimana), ero passato a esser desideroso di una nuova convocazione, per far sentire che, sì, c'ero anch'io per qualsiasi cosa, ove fosse stato necessario.</p><p style="text-align: justify;">A breve si ricomincia e - sono sicuro - cambieranno diverse cose. Ma sono contento di continuare a - come si dice in alcuni ambienti - stare nel giro, foss'anche solo questo giro.</p><p style="text-align: justify;">Giratamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-62678538991376855262021-11-15T15:35:00.009+01:002021-11-15T15:40:12.744+01:00Flusso di coscienza #56<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2tnOX6yeujltzmXW8lSIA0zUyknZJQzF6E_CvBKCCxvBiqi0l19UAoPp5JIShThOZtFGlIyk4_zqf_wsfz9JCmZqnrlBC29zXUH0IRrh-k4-nLAyJJxlTatCo0o4y5oi29xkxRPuogQa9SpqS3OCeEq3eNS_7bsSLCTK4NezrrVNOV6k0QzkZoQhY4A=s870" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="870" height="184" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2tnOX6yeujltzmXW8lSIA0zUyknZJQzF6E_CvBKCCxvBiqi0l19UAoPp5JIShThOZtFGlIyk4_zqf_wsfz9JCmZqnrlBC29zXUH0IRrh-k4-nLAyJJxlTatCo0o4y5oi29xkxRPuogQa9SpqS3OCeEq3eNS_7bsSLCTK4NezrrVNOV6k0QzkZoQhY4A=s320" width="320" /></a></div><br />Se si cresce assumendosi la colpa di tutto ciò che accade (<i>i.e.</i>: anche quando succede qualcosa per cui non hai responsabilità), presto si impara a farne un'abitudine. <div>Per quanto malata, disfunzionale e tossica, assumersi la colpa, dover trovare una giustificazione, ricercare una convalida nell'altro diventa una dannata abitudine: una sorta di automatismo, direi.</div><div><br /></div><div style="text-align: right;"><i>E poi, alla fine, paradossalmente, proprio quelle persone che sanno benissimo come farti sentire in colpa se la prendono con te perché ti senti sempre in dovere di giustificare qualsiasi cosa tu faccia.</i></div><div style="text-align: right;"><br /></div><div>È difficile ricostruire i puntini e risalire, per così dire, dall'arrivo al punto di partenza di un determinato comportamento. Ed è arduo spiegarlo a te stesso, prima che a loro.</div><div><br /></div><div style="text-align: right;"><i>Modificare il disegno, soprattutto, è la cosa più complicata. Cercare di tracciare un solco lì dove è sempre cresciuta l'erba, abbandonare la strada che ti sei costruito e di cui conosci i pericoli e le trappole, per prenderne un'altra, mai esplorata, che di pericoli non ne ha, o ne ha di meno.</i></div><div style="text-align: right;"><br /></div><div>È complicato, certo, ma vale sicuramente la pena provarci. Si parla di "no" che fanno crescere, spesso con riferimento all'educazione dei figli.</div><div><br /></div><div style="text-align: right;"><i>Io credo che dovremmo trovare il coraggio di dire "no", prima di tutto, a noi stessi.</i></div><div style="text-align: right;"><br /></div><div>No al farci violenza facendo qualcosa che non ci procura alcun sollievo. No a sopportare il peso di qualcosa puramente e semplicemente perché a chiedercelo è qualcuno a cui teniamo. No a doverci giustificare davanti agli altri per qualsiasi cosa che facciamo, pensiamo o diciamo.</div><div><br /></div><div style="text-align: right;"><i>È maledettamente difficile. E quanta fatica costa? E quando uno vedrà i risultati di tutto ciò?</i></div><div style="text-align: right;"><i>Ogni volta che lo metto in dubbio, mi volgo indietro e ripenso a tutti i "no" che ho detto e, soprattutto, mi sono detto (pochi, sinora). E a come alcuni di questi mi abbiamo fatto crescere e ancora oggi mi diano gioia.</i></div><div><br /></div><div>Difficilmente</div><div><br /></div><div>EM</div><div><br /></div>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-21455673967461902322021-10-20T15:59:00.002+02:002021-10-20T15:59:10.138+02:00Come la voce che ti insegue mentre leggi<p style="text-align: justify;">Sono due giorni che Eureka torna a casa sull'orlo delle lacrime. Ieri, infine, è esplosa.</p><p style="text-align: justify;">Troppo stress a lavoro, mi dice. Datori di lavoro che - ignari delle leggi della ..."fisica" (in senso lato) - la sommergono di compiti, senza però concederle abbastanza tempo per portarli a termine.</p><p style="text-align: justify;">Lei, come me, è una perfezionista, e la vita dei perfezionisti è difficile. Niente è mai finito, tutto è perfettibile. Io provo a consolarla: a volte ci riesco, a volte no.</p><p style="text-align: justify;">Lei lo sa benissimo, ma non le dico mai che anche io ho le mie scadenze e che queste, lentamente, mi stanno subissando. Il dividermi fra due mestieri (uno ahimè economicamente "imposto", l'altro agognato), del resto, non poteva portarmi altrove. "Almeno a te nel tempo di lavoro non ti chiedono di fare cose collaterali". Già, magari non sono le stesse persone a chiedermelo, ma altre, e nessuno capisce quanto ci voglia a fare tutto quanto. Certo, in questo guaio mi ci sono messo io: ma questo è un'altra storia...</p><p style="text-align: justify;">Penso a tutto questo e mi ritrovo inevitabilmente a riflettere sul perfezionismo, sulla procrastinazione, sulle distrazioni. Tutte cose tra loro collegate, mi ha detto la mia psicoterapeuta Amazzone, la quale purtroppo non riesco più a incontrare da due settimane, vuoi per un sopravvenuto impegno di lavoro, vuoi per le dimissioni senza preavviso cortesemente rassegnate dal mio cellulare, che usavo normalmente come router wifi (ora, fortunatamente, me lo hanno riparato).</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi_f2Zf3P_jlQ-8DK15J1NfJXLQ-UHNeWMzfEYR659XGer_bKWr4GsIZuVj8bQ7Fux2omfcP0vgH0uzO1Z9rABiFobJUq3TMhInM8zDGLfdU9JenAJQbKiY3Ap7V7qj1QJmbe-k8-SPMfVVgBx6iHXzdYhMgkJhGg71fG4eBjBRHtzurXpwCYtowIZxMw=s1600" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi_f2Zf3P_jlQ-8DK15J1NfJXLQ-UHNeWMzfEYR659XGer_bKWr4GsIZuVj8bQ7Fux2omfcP0vgH0uzO1Z9rABiFobJUq3TMhInM8zDGLfdU9JenAJQbKiY3Ap7V7qj1QJmbe-k8-SPMfVVgBx6iHXzdYhMgkJhGg71fG4eBjBRHtzurXpwCYtowIZxMw=s320" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Spesso penso al perfezionismo come una rete, dalla quale vorrei fuggire senza riuscirci. <i>Irretito </i>è la parola giusta: mentre scrivo o faccio qualcosa mi sento sempre irretito. Mi viene in mente la voce interiore che ti insegue mentre leggi un libro, un giornale o qualsiasi altra cosa: tu leggi e, dentro di te, hai l'impressione di star perdendo qualcosa, di non afferrare tutto quello che c'è scritto, e vorresti sempre tornare indietro, all'inizio del capoverso, del paragrafo, del capitolo per vedere se effettivamente ti sei perso qualcosa. Sto cercando di non darle ascolto mentre leggo e forse ci sto riuscendo: "<i>mi son perso qualcosa? Pazienza, vorrà dire che non era importante</i>". </div><p></p><p style="text-align: justify;">Non dar retta alla stessa voce che ti insegue quando scrivi, anziché quando leggi, è invece molto più difficile. "Questo paragrafo avrei potuto scriverlo meglio?"; "quest'espressione qui sta bene?"; "avrei dovuto leggere anche quell'altro articolo?"; "ho già riletto tutto?". Sono solo alcune delle domande che mi faccio incessantemente mentre scrivo un atto, un parere, un articolo, una relazione o anche solo banalmente una mail o un sms. Poi ti chiedi perché sei incessantemente indietro rispetto alla vita (lavorativa e non solo).</p><p style="text-align: justify;">Spero solo di riuscire a tenere botta e a uscirne bene. Per non esser trascinato nel baratro dello sconforto e dell'esaurimento. Per dar conforto a me stesso e a Eureka. Per il nostro lavoro e per la nostra convivenza.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Un po' (Di)speratamente</p><p style="text-align: justify;">EM</p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-78253132790643695442021-10-11T20:21:00.001+02:002021-10-11T20:21:21.201+02:00Medio Evo<p style="text-align: justify;"> La scorsa settimana lo scooter mi ha lasciato a piedi.</p><p style="text-align: justify;">"Che accadde?" vi chiederete voi. Non è accaduto proprio un bel niente: semplicemente, mi sono dimenticato di mettere la benzina. Quelle cose che non vorresti che accadessero, non sai perché accadono ma, alla fine, accadono. Complice il fatto che non c'è una spia che si accende e che te lo segnala.</p><p style="text-align: justify;">Avevo la testa talmente oberata di cose che mi sono scordato di fare benzina. L'ultima volta che è successo è stato tre anni fa e fu immediatamente dopo aver saputo di non aver passato un esame importante. Ricordo ancora tutti i km in cui mi sono incollato l'allora scooter in questione.</p><p style="text-align: justify;">Stavolta stavo andando a un impegno accademico meno importante, ma comunque non indifferente. Fortunatamente il mio cellulare funzionava ancora; e un taxi all'andata, uno strappo di un amico al ritorno (dal benzinaio e poi sino allo scooter abbandonato) hanno fatto il resto. Tutto (quasi) puntuale (un quarto d'ora di ritardo è stato fortunatamente ben tollerato).</p><p style="text-align: justify;">Poi mi ha lasciato anche il cellulare. "Così, de botto, senza senso", il venerdì mattina ha deciso che doveva essere weekend anche per lui e si è spento senza mai più accendersi, arrestandosi alla schermata del logo della casa produttrice.</p><p style="text-align: justify;">In cuor mio ho temuto di aver gioito troppo per il lockdown di Facebook e WhatsApp, che ha fatto sì che prendessimo la cornetta in mano e chiamassimo non Mondial Casa, ma gli amici con cui normalmente chatto nonostante la loro voce non la senta ormai da diverso tempo.</p><p style="text-align: justify;">E niente, stamo col vecchio Nokia, che chi lo uccide quello, per carità. Il problema è che il bel Nokia non sa manco che cos'è un router wifi, figuriamoci se può diventarlo.</p><p style="text-align: justify;">"Tra martedì sera e mercoledì mattina vediamo di che si tratta e lo restituiamo". Questa la tecnica dell'assistenza, alla quale temo di non aver rivolto uno sguardo di approvazione, anzitutto perché non era chiaro se i citati martedì sera e mercoledì mattina sarebbero stati i momenti in cui <i>avrebbero </i>"visto" di che si trattava o quelli in cui me lo <i>avrebbero </i>restituito.</p><p style="text-align: justify;">Concludo questo stream of consciousness così, scritto in fretta e furia, perché anche oggi non so a chi dare i resti.</p><p style="text-align: justify;">Avanzatamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-43797190267054489072021-09-27T20:25:00.003+02:002021-09-28T11:18:38.355+02:00Epilogo di una settimana (semi)solitaria<p style="text-align: justify;">- Questo post doveva essere un preludio a una settimana (semi)solitaria ed è invece diventato un epilogo, tanto è stato il tempo che non sono riuscito a dedicargli</p><p style="text-align: justify;">- Questo post doveva essere, appunto, un post ed è invece diventato una (semplice) lista</p><p style="text-align: justify;">- Eureka è partita la scorsa settimana per un Master all'estero e per una settimana ho fatto vita "da scapolo", fino, appunto, a ieri</p><p style="text-align: justify;">- pensavo di avere molto più tempo libero per fare sport, lavare e pulire casa, finire di scrivere gli articoli accademici che mi stanno col fiato sul collo, ma ovviamente così non è stato</p><p style="text-align: justify;">- mia madre mi ha proposto di stare a casa da loro durante la suddetta settimana, cosa che con molto garbo ho declinato a tutela della mia già precaria salute fisica e mentale</p><p style="text-align: justify;">- per non farci mancare nulla, lunedì mattina scorso mi sono ritrovato il cellulare improvvisamente senza credito, con conseguente interruzione di tutti i servizi (chiamate, sms, internet) e prima che capissi che l'operatore mi aveva tolto altri soldi (ma ancora non ho capito il perché) ho spento e riacceso il cellulare "alla 'gnorante", per capirci, per circa una mezz'ora, facendo tardi a lavoro</p><p style="text-align: justify;">- in aggiunta, alle tre di notte tra domenica e lunedì una tizia ubriaca si è messa a urlare sotto casa e non so cosa mi abbia trattenuto dal lanciarle una secchiata d'acqua dalla finestra, visto che era la terza volta che si comportava in questo modo</p><p style="text-align: justify;">- conseguentemente, ho provato a dormire utilizzando dei tappi</p><p style="text-align: justify;">- il caso ha voluto che il volume della sveglia che avevo impostato sul cellulare (l'unica cosa che del cellulare continuava a funzionare a causa del deficit di credito di cui sopra) fosse molto basso, quasi impercettibile, figuriamoci con i tappi</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiykaRNKHGGrRw420ur_6GsX8z7JMoA8wBQbWxXCWLnDECs1ybNYo20DisXpVFOTyRpc6RYLiOqPlDwPRVpk4ggTL81vaV6bmPgSp785X1-vDQftrB3czVUTxUna9aigiFYJ4xo3uj1XmEb/s702/orologio-sveglia-da-tavolo-stile-vintage-retro.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="702" data-original-width="702" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiykaRNKHGGrRw420ur_6GsX8z7JMoA8wBQbWxXCWLnDECs1ybNYo20DisXpVFOTyRpc6RYLiOqPlDwPRVpk4ggTL81vaV6bmPgSp785X1-vDQftrB3czVUTxUna9aigiFYJ4xo3uj1XmEb/s320/orologio-sveglia-da-tavolo-stile-vintage-retro.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- ne è seguito che ho sentito il suono di una sveglia automaticamente posposta per l'ennesima volta, per puro caso, con circa un'ora di ritardo sulla tabella di marcia e una marcia assurda per arrivare a lavoro in orario</div><p></p><p style="text-align: justify;">- e in tutto ciò era solo lunedì, ma nel corso della settimana ho dormito davvero malissimo, per il chiasso e per l'agitazione</p><p style="text-align: justify;">- mentre andavo a lavoro una macchina si mette a fare mezza tangenziale in retromarcia, ero così tanto tra il basito e l'incavolato che mi sarei voluto accostare all'autista e chiedere se lo avevano scritturato per il sequel di "Tenet" di Christopher Nolan</p><p style="text-align: justify;">- temo che l'ansia che mi logora (anzi, ne sono sicuro) è il fatto che non riesco ad andare avanti nella scrittura, mannaggiamme che mi metto a rileggere ogni parola di quello che scrivo e ad ampliare le fonti bibliografiche, se avete rimedi sono ben accetti</p><p style="text-align: justify;">- oltretutto, appena sembra che mi riesca a conquistare un attimo di concentrazione, sia a casa, sia al lavoro mi spalano guano addosso e pratiche da lavorare (da ultimo il 730 di mia madre su cui ho passato parte del weekend scorso)</p><p style="text-align: justify;">- penso sia tutto, ma in realtà non lo è e vorrei scrivere molto di più, ma tra poco forse riesco ad andare ad arti marziali che è una delle poche cose che mi fa sentire bene in questi tempi (oltre la convivenza e la vicinanza di Eureka ora che è tornata, beninteso), anche se il giorno dopo ho i muscoli indolenziti che mi fa male anche aprire le porte e le ossa scricchiolanti che guai a me se salgo due gradini alla volta</p><p style="text-align: justify;">- non so come finire questo post-elenco quindi sceglierò una parola a caso: agave</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Agavicamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com12tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-60143714714590842542021-09-05T19:43:00.000+02:002021-09-05T19:44:03.181+02:00Come il primo giorno di scuola<div>Giovedì mattina, 2 settembre.</div><div>Il primo giorno in cui io ed Eureka, la mia ragazza, ci siamo svegliati in casa nuova abbiamo dormito su un divano letto, che era già nell’appartamento, perché il materasso arriverà solo tra qualche giorno (sarebbe dovuto arrivare domani, ma il grande magazzino all’indomani dell’acquisto aveva già fatto slittare di qualche giorno la consegna...).</div><div><br></div><div>Eravamo stropicciati ma felici. Stropicciati, perché nessuno dei due era (ed è) abituato a dormire in una casa che si trova in pieno centro urbano, in posizione centrale ma proprio a fianco di una strada di grande scorrimento. E non è stato tanto il brusio – tutto sommato anche piacevole – del locale vicino casa a farla da padrona, quanto il traffico molesto di camion e snodabili che, a notte fonda e la mattina presto, percorrono la strada in questione per entrare ed uscire dalla Capitale. Felici per aver dormito per la prima volta nella nostra nuova casa: un proposito che sino a pochi mesi fa sembrava lontanissimo e che, nel giro di poco, pochissimo tempo, si è avverato. </div><div><br></div><div>Abbiamo fatto colazione insieme, poi mi son vestito con i mal sopportati abiti da lavoro: camicia, giacca, vestito e cravatta. </div><div>Il primo giorno in cui io ed Eureka ci siamo svegliati in casa nuova non mi ero mai trovato a dover salutarla vestito per andare a lavoro anziché in maniera informale: ci salutavamo la sera o, comunque, se me ne andavo la mattina dopo esser stato a casa dei suoi mi vestivo in maniera informale, perché in qualche modo – pur svegliandomi molto presto – riuscivo sempre a rientrare a casa dai miei per il “cambio d’abito”.</div><div><br></div><div>Così, quando mi son presentato a Eureka per salutarla, mi ha detto che le sembrava quasi “come il primo giorno di scuola”.</div><div>Ero d’accordo. E all’improvviso lo zainetto che avevo sulle spalle mi ha ricordato moltissimo quello che mi portavo dietro alle elementari, carico di speranze, di energia e di voglia di futuro.</div><div><br></div><div>Penso che avrò voglia di tutte queste cose – speranze, energia e voglia di futuro – nell’immediato avvenire, con lei e nel lavoro. In particolare nella settimana che segue, nella quale – tanto per cambiare – sono venute a sovrapporsi trecentomila scadenze che non so se riuscirò a rispettare. E spero dannatamente che la mia disorganizzazione (lavorativa in primis) non vada a scapito della mia (nostra) nuova vita.</div><div><br></div><div>Disorganizzatamente</div><div>Er Matassa</div>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-91233604252286323702021-08-31T15:23:00.007+02:002021-09-01T09:22:19.111+02:00Disordini reali e ricordi virtuali<p style="text-align: justify;">I <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/di-traslochi-convivenze-e-pseudoferie.html" target="_blank">traslochi</a>, si sa, portano scompiglio e confusione.</p><p style="text-align: justify;">Spesso, però, sono anche un'occasione preziosa per sbarazzarci di ciò che di superfluo conserviamo (a volte inconsapevolmente!) nei cassetti degli armadi, che si tratti del cappello orribile regalato dalla zia Tarcisia nel Natale 2006 o della maglietta della squadra di atletica che indossavi ai tempi d'oro e che oggi non ti entra più nemmeno per un braccio.</p><p style="text-align: justify;">Ciò considerato, Matassa desiderava sublimare il mettere ordine a <i>modus operandi </i>universale, da applicare anche ai beni immateriali oltre che a quelli materiali (sappiamo tutti che la verità è che si dedica ai primi per posticipare il momento in cui dovrà fare i conti con i secondi). Si è quindi ritrovato a passare al setaccio la lista dei blog che segue privatamente o pubblicamente per verificare chi fossero i blogger che avevano appeso la tastiera al chiodo.</p><p style="text-align: justify;">Matassa si porta dietro questa lista da diversi anni: risale, infatti, ai tempi universitari, soprattutto a quelli in cui <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/p/chi-e-er-matassa.html" target="_blank">da studente Erasmus</a> si divertiva a condividere usi e costumi degli stranieri (tedeschi in particolare) con i malcapitati che capitavano sul suo blog: persone dapprima già note, perché conosciute "in presenza" (come si usa dire oggi, ai tempi del Covid-19 e della DAD), poi anche amicizie virtuali. Alcuni di tali lettori avevano a loro volta dei blog e Matassa era lieto di poter leggere la realtà attraverso le "finestre" di queste persone, spesso aperte anche su Paesi molto lontani geograficamente, culturalmente ed economicamente.</p><p style="text-align: justify;"><a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2020/06/gli-spiriti-dei-blog-passati.html" target="_blank">Tra i vari blog che ha aperto e chiuso</a>, da buon accumulatore seriale quale è, Matassa si è sempre portato questa lista appresso, spesso rimpolpandola con i nomi delle nuove persone che incontrava lungo la strada; mai, però, riducendola o eliminando quelli che già c'erano, e ciò prima ancora che diventasse consapevole di quell'esigenza di <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2020/10/anonimi-e-no.html" target="_blank">anonimato</a>, seppur parziale, che andava facendosi strada.</p><p style="text-align: justify;">Scorrendo la lista, Matassa ha visto che molti dei blog che seguiva non venivano aggiornati da molti anni: alcuni addirittura da sette, otto anni. Ha preso dunque coraggio e ha depennato dalla lista i blog che da tanto tempo non davano più segno di vita.</p><p style="text-align: justify;">Mano a mano che procedeva a quest'operazione, Matassa si è visto passare davanti agli occhi tante cose relative ai blog inattivi: alcune frasi particolarmente toccanti, post che hanno sortito un dibattito o dei commenti particolarmente abbondanti, addirittura incontri organizzati dal vivo con qualche autore conosciuto sul web. E non ha potuto fare a meno di provare un po' di malinconia in tutto questo.</p><p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi853m4fyhpo4X9zlWfaKKNhQopGGxr4Xv9QJN3gzl_czLFGU6H5z7iMjra0sJ7AKMGblU3Xq3qll_uq98aEDwIApQWZgBexIJjBL4oqeCUcGMlqZ3b7Xps9bjGTTQOO3HsNVbCV3eL3zFf/s1777/MV5BZmRiZDE3NDAtMTFiZC00MWFhLWE5OWYtNTc4NmVhYTM3MjRiXkEyXkFqcGdeQXVyNjUxMjc1OTM%2540._V1_SX1777_CR001777967_AL_.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="967" data-original-width="1777" height="174" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi853m4fyhpo4X9zlWfaKKNhQopGGxr4Xv9QJN3gzl_czLFGU6H5z7iMjra0sJ7AKMGblU3Xq3qll_uq98aEDwIApQWZgBexIJjBL4oqeCUcGMlqZ3b7Xps9bjGTTQOO3HsNVbCV3eL3zFf/s320/MV5BZmRiZDE3NDAtMTFiZC00MWFhLWE5OWYtNTc4NmVhYTM3MjRiXkEyXkFqcGdeQXVyNjUxMjc1OTM%2540._V1_SX1777_CR001777967_AL_.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;">La lista, adesso, è aggiornata, ma gli indirizzi di tutti i blog depennati (assieme ai relativi autori), alla fine, sono stati comunque salvati da un'altra parte, perché Matassa - che, lo ricordiamo per l'ultima volta, è un buon accumulatore seriale - è convinto che ogni tanto andrà a rispulciarli, nella speranza di trovare qualche nuovo post dei suoi vecchi amici da leggere e commentare.</div><p></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">(dis)ordinatamente</p><p style="text-align: justify;">Er Matassa</p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-87445084214093932492021-08-30T00:41:00.001+02:002021-08-30T00:41:27.473+02:00Di sogni continuati e ansie discontinue<p>Stamattina (domenica 29 agosto), come a volte mi succede, mi sono svegliato e riaddormentato più volte, ritrovandomi nelle pause in cui dormivo a fare lo stesso sogno, anzi: <i>a continuarlo</i>.</p><p>Stavolta, però, c'era un filo conduttore in tutti i frammenti di sogno: il fatto che io, a un certo punto del sogno stesso, mi ricordassi che sarei dovuto essere a lavoro e invece stavo facendo qualcos'altro.</p><p>Così sognavo di farmi la doccia e, uscendo dalla cabina, ho lanciato uno sguardo all'orologio a muro del bagno che segnava le 9.30 e ho pensato: "Ma oggi è lunedì 30 e riprendo a lavorare. Quindi avrei dovuto essere a lavoro per le 9. <i>Quindi sono in ritardo di mezz'ora!</i>".</p><p>Poi mi riaddormentavo e il sogno <i>proseguiva</i>.</p><p>Così sognavo di vestirmi e, indossando l'orologio da polso e avvedendomi che segnava le 10.30, ho pensato di nuovo: "Ma oggi è lunedì 30 <i>etc. etc. (</i>come sopra). <i>Quindi sono in ritardo di un'ora e mezza!</i>"</p><p>Ora, arrivato al punto del sogno in cui realizzavo di aver (più volte) beatamente bucato l'orario di lavoro, in genere mi sono svegliato ritrovandomi tutto sudato nonostante la frescura incipiente delle mattine di fine agosto e abbondantemente ansioso nonostante fosse ancora domenica e non lunedì.</p><p>Come se non bastasse, al miscuglio di ansia da ripresa e dormiveglia, a un certo punto del sogno, si sono unite constatazioni del tipo: "<i>Ok, ora mi cambio, mi metto in giacca e cravatta e vado a lavoro. Un momento: le giacche e le cravatte sono ancora tutte a casa dei miei genitori! Non solo sono in ritardo, ma ho appena traslocato e mi sono scordato a casa vecchia una parte degli abiti da lavoro</i>"!</p><p>Anche in questo caso, ovviamente, il <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/di-traslochi-convivenze-e-pseudoferie.html" target="_blank">trasloco</a> non si è ancora concluso, perché è solo a partire da mercoledì che ci insedieremo ufficialmente nella casa nuova. In maniera provvidenzialmente premonitrice, il sogno mi ha ricordato che tra le cose che <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/due-mondi-distinti.html" target="_blank">man mano</a> sto portando a casa nuova mancano ancora le giacche e le cravatte (le ho appena sistemate in un angolo del salotto, pronte per la prossima tranche del trasloco).</p><p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV_anKtPN1u7DJyfLegY92Vu_SbYxKR8CcZsGCBVZLuN3_segzfG6baeFsN5zifLExGc9PhHAV7uCkS3YZRHljuYgTFeDLr_VtHY5MmbWjvzgeod4OYYwWPp8GqNjaI174pQthOBDWIwwf/s850/Rene-Magritte-Il-falso-specchio-1928.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="568" data-original-width="850" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhV_anKtPN1u7DJyfLegY92Vu_SbYxKR8CcZsGCBVZLuN3_segzfG6baeFsN5zifLExGc9PhHAV7uCkS3YZRHljuYgTFeDLr_VtHY5MmbWjvzgeod4OYYwWPp8GqNjaI174pQthOBDWIwwf/s320/Rene-Magritte-Il-falso-specchio-1928.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>Dicunt</i> che anche Magritte sognasse a occhi aperti</span></td></tr></tbody></table><br />Sono proprio curioso di sapere come andrà a finire la settimana che verrà. La ripresa del lavoro, il trasloco (quasi) ultimato e l'inizio della convivenza condiscono in maniera particolarmente piccante la ripresa di quest'anno. Sebbene io adori il piccante, spero proprio di non finire ustionato!</p><p><br /></p><p>Ardentemente</p><p>Er Matassa</p><p><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-8122413303808368948.post-83929504811747685332021-08-26T00:31:00.002+02:002021-08-26T00:31:59.724+02:00Due mondi distinti<p>In vista della (tanto imminente, quanto meditata) <a href="https://quiradiomatassa.blogspot.com/2021/08/di-traslochi-convivenze-e-pseudoferie.html" target="_blank">convivenza</a> stanno emergendo i diversi modi in cui Matassa, l'autore di questo spazio virtuale avviluppato, ed Eureka, la sua ragazza, affrontano i medesimi problemi. L'occasione - inutile dirlo - è rappresentata dai preparativi del trasloco.</p><p><i>Da una parte, ad esempio, c'è Eureka che, già all'indomani della sottoscrizione del contratto e a diversi giorni dal trasloco, aveva:</i></p><p><i>- anticipato le scadenze lavorative per potersi dedicare appieno ai preparativi domestici durante le ferie;</i></p><p><i>- radunato, lavato e imbustato tutto ciò che era da radunare, lavare e imbustare per poter essere portato nella casa nuova (vestiti, biancheria, cambi di stagione);</i></p><p><i>- suddiviso il così radunato/lavato/imbustato in sacchetti distinti per area della casa di destinazione (salotto/cucina, bagno, camera da letto; e sì, Matassa sapeva che si trattava pur sempre di un bilocale, ma paradossalmente è stato proprio l'ordine della sistemazione a dettargli interiormente un certo scompiglio...).</i></p><p><br /></p><p style="text-align: right;"><i>Dall'altra parte, poi, c'è Matassa, che a meno di una settimana dal trasloco:</i></p><p style="text-align: right;"><i>- è rimasto con (non uno, ma) due articoli scientifici da chiudere entro la prima settimana di settembre (nella quale rientrerò anche a lavoro, ndr), i quali, non potendo essere affrontati subitaneamente, di ripiego sono andati a costituire il Leitmotiv mentale e il sottobosco di pensieri che accompagnano Matassa in ogni attività - dalla doccia alla pulizia degli armadi, passando per il montaggio di sedie e mobili di Ikea;</i></p><p style="text-align: right;"><i>- non ha la più pallida idea né di come stabilire un ordine di priorità delle cose da portare con sé nella casa nuova, né - soprattutto - di dove tali cose siano, ammesso e nient'affatto concesso che la loro individuazione per priorità sia andata a buon fine;</i></p><p style="text-align: right;"><i>- non rinvenendo le cose in parola e arrivando addirittura a dubitare della loro esistenza su questo mondo, figuriamoci se riesce a lavarsele, stirarsele e organizzarsele con criterio;</i></p><p style="text-align: right;"><i>- ciononostante (i.e. nonostante i tentativi infruttuosi di riuscire dove nemmeno Indiana Jones potrebbe), la (vana) attività di ricerca (in senso sia scientifico, sia logistico) condotta da Matassa in questi giorni ha conferito alla sua stanza le fattezze di un locale sopravvissuto a una declinazione dell'uragano Henri particolarmente bellicosa, visto lo stato attuale di intollerabile disordine in cui essa versa (per fare un esempio, ancora Matassa non capisce come abbiano fatto i suoi calzini a finire appesi sul lampadario).</i></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrlbOG03VZgE-MKYL6qSeBDp3hAmtvE1kbXvAbVJjx5j2UdByG3XPmAQj0eKqFMz-6AwREILYDoNB0KV7BvSxRyX3xFPGef2iGZzPfscj3eAO4pPtMFtIbelwGo-qEM7v6s36EboX-TgVq/s1024/Ordine-e-disordine-1024x422.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="1024" height="132" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgrlbOG03VZgE-MKYL6qSeBDp3hAmtvE1kbXvAbVJjx5j2UdByG3XPmAQj0eKqFMz-6AwREILYDoNB0KV7BvSxRyX3xFPGef2iGZzPfscj3eAO4pPtMFtIbelwGo-qEM7v6s36EboX-TgVq/s320/Ordine-e-disordine-1024x422.jpg" width="320" /></a></div><br />Senza infine considerare che - tanto per dire - Matassa è davvero curioso (per non dire molto spaventato) di vedere come questa e le altre differenze tra lui ed Eureka si compenetreranno, una volta iniziata la convivenza.<p></p><p style="text-align: justify;">Ma alla fine pensa che, forse, è proprio questo che andava cercando. E non può che abbozzare un sorriso.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Er Matassa (che stasera, a proposito della convivenza, si sente un po' <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ibis_redibis_non_morieris_in_bello">ibis redibis</a></i>)</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Er Matassahttp://www.blogger.com/profile/09488664437501418724noreply@blogger.com4