venerdì 2 aprile 2021

Pensieri pasquali ai tempi del Covid-19

 Sono passate da poco le otto di sera.


Passeggio sul marciapiede di una centralissima strada a Roma. Guardo qualche vetrina distrattamente: lo sguardo non mi è mai ricambiato, se non da qualche manichino in servizio permanente. I negozi, infatti, sono chiusi già da un po'.

Nonostante sia venerdì sera, non ci sono persone in giro. Nessuno si incontra per un aperitivo (i bar hanno chiuso i battenti già alle sei di pomeriggio), per cena o semplicemente per bere qualcosa a mo' di inaugurazione del weekend  - certo, io non lo facevo nemmeno in tempi pre-Covid, con tutto il lavoro che c'era da fare, ma tant'è. Nessuno si affanna a cercare parcheggio; di parcheggio, a ben vedere, ce n'è anzi a bizzeffe.

"Pare di stare ad agosto", dice la mia amica che vive qui e con la quale l'unica alternativa per scambiare quattro chiacchiere è rimasta quella di trascinarsi per una passeggiata per le vie del centro. Lei, in realtà, è contentissima: con i tempi che corrono, parcheggia sempre davanti al portone di casa, cosa impossibile in circostanze normali, durante le quali, dopo cinque giri di macchina, trova posto magari a parecchi isolati di distanza. E magari - mi confessa candidamente - senza ricordarsi, la mattina dopo, dove l'ha parcheggiata.

Questa è Roma, questo è il centro di Roma, questo è il deserto che ci si para innanzi mentre riflettiamo sui cambiamenti che questo virus ha portato nelle nostre vite.
Io ho cambiato lavoro, lei cambierà a breve casa. Nessuno di noi due lo dice, ma alla base di questi mutamenti - ne siamo convinti - c'è proprio lui, il Covid-19. Che ha spinto il mio ex datore di lavoro a fare economia nei confronti dei propri collaboratori e la padrona della casa della mia amica, dove lei è in affitto, a darle il benservito per monetizzare la casa in questione, vendendola al miglior offerente sulla piazza già opportunamente individuato. Per questo la mia amica andrà a vivere molto più lontano.
- "Proprio nel momento in cui hai trovato lavoro vicino a casa mia!"
- "Ci siamo incontrati in epoche diverse delle nostre vite", ho pensato e ho poi detto alla mia amica. Lei mi ha guardato, ha soppesato, ha annuito. 

Subito dopo ho riflettuto su un'altra cosa - stavolta, però, senza dir niente alla mia amica, forse per timore di risultare banale.
"Il Covid ha portato grandi mutamenti in ciascuno di noi". Lo dicono in tanti, è vero, ma nessuno lo sa veramente finché non li tocca con mano.
E così, accanto alle conseguenze macroscopiche davanti agli occhi di tutti, che ci riguardano quali membri di una comunità - strade deserte, negozi chiusi, distanziamento ovunque, la necessità di avere sempre con sé gel disinfettante e mascherine per il volto - ce ne sono altre, microscopiche, per ciascuno di noi nella sua individualità e diversità. 

Ognuno di noi ha la propria storia e ogni storia è stata incisa in modo diverso da questa maledetta pandemia.
Ho avuto la sfortuna di perdere il lavoro l'anno scorso e la fortuna di averne da poco trovato un altro (peraltro proprio prima che il Lazio ridiventasse zona rossa). Con la massima umiltà e consapevolezza possibile, forse potrei azzardarmi a dire di aver vissuto una discesa e una risalita. Ma in quanti sono rimasti per strada? In quanti sperano ancora in un lavoro, cercandolo tuttora? In quanti non hanno vissuto una discesa, ma la discesa, senza riuscire a risalire e a rimettersi in sesto?

Rifletto sul fatto che non posso permettermi (e mi riprometto di non farlo) di generalizzare sulle conseguenze - anche economiche - della pandemia, perché in fondo che ne so io di come l'hanno vissuta gli altri?  
Mi viene in mente la frase di Freccia nel film Radiofreccia, che detto per inciso penso sia l'unico ruolo in cui Accorsi mi sta simpatico:
"Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri."

Ringrazio di aver trovato (dopo averlo perso) lavoro in piena pandemia. Ma mi manca il vociare della gente e lo struscio nelle strade. Mi manca la gente e mi manca la normalità, il calore di un bacio, la stretta di un abbraccio di una persona non di famiglia e che - quindi - rende l'abbraccio ancor più prezioso.

Che sia una Pasqua di tranquillità, di riflessione e di speranza. Per tutti.

Er Matassa



5 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Io sono tra quelli (bancario ora pensionato) che l'ha vissuta lavorando la pandemia, lavoro dipendente in banca e senza strascichi economici, anzi, ci abbiamo guadagnato: no vacanze, no teatri, no cinema, no ristoranti, non weekend..fatte un po' i conti.. certo mancano le uscite con gli amici, le passeggiate.. ma anche il fatto di esserci potuti dedicare, contestualmente, alla casa nuova, ha mitigato i divieti compensati dal fatto di stare a casa, si, ma una casa tutta nuova di zecca, da tempo tra i nostri sogni. Sono di Roma anche io, anche se non amo particolarmente questa città abbrutente per chi ci abita. Al centro non andiamo da una vita e forse neanche ci manca troppo.. ci facciamo ricche passeggiate nel verde della nostra periferia, leggiamo, ricominciamo a prendere il sole in terrazza.. e siamo coscienti che tante categorie sono in difficoltà grosse (a cominciare dalle nostre nipoti dipendenti private e cassaintegrate). Speriamo di uscirne presto. A quelli che mi dicono "siamo come a Pasqua lo scorso anno" faccio quietamente notare che lo scorso anno non sapevano neanche da che parte iniziare per tirare fuori un vaccino... credo che la strada sia in discesa, ora, ci vuole pazienza.. e poi di nuovo al ristorante, pregando in ginocchio per una ricevuta fiscale (nota vagamente polemica finale..)

Yaxara ha detto...

La conclusione sul sapere/non sapere delle vite degli altri andrebbe scalpellata nel cervello di un sacco di gente che parla come galletti sulla monnezza, pretendendo di sapere come devi stare, cosa sia valido provare durante una pandemia e cosa no.
Ciò detto, pur non avendo danni diretti (circa...), prima finisce e meglio sarà per tutti.

MikiMoz ha detto...

Quello che auspichi sul finale, tornerà.Ma già sta tornando: la gente alla fine agisce in massa, si è già riversata per le strade e questa estate sarà come la precedente.
Quanto a quello che racconti: vero. Il covid ha mutato molte cose e ci saranno stati anche vantaggi, ma la cosa in sé è che ha mutato degli equilibri.
Mi ha colpito la frase detta alla tua amica, l'esservi incontrati in epoche diverse.
Magari prima o poi le cose si riallineeranno.

Moz-

Er Matassa ha detto...

Franco Battaglia
Sono contento per te! Purtroppo vivo ancora con i miei e non posso ancora dedicarmi appieno al progetto di vita che ho in mente (che ovviamente include una casa solo mia). Inoltre - vuoi per pigrizia, vuoi perché sempre preso da altre cose - non sono ancora riuscito a sistemare quello che, della casa in cui per il momento ancora vivo, non mi sta bene.
Anche io sono nato e cresciuto in periferia e ho imparato ad apprezzare ciò che Roma centro non offre: il verde spesso sterminato, il parcheggio facile, le amicizie di quartiere (quelle che sono riuscito a coltivare, beninteso). Prima per motivi di studio e poi per motivi di lavoro, però, ho fatto di uno dei quartieri del centro il mio secondo punto di riferimento e vederlo in queste condizioni al di fuori dell'ordinario mi fa molto riflettere.
Quanto a Pasqua, perfettamente d'accordo con te. Abbiamo bisogno di tanta, troppa pazienza e purtroppo molte persone hanno già finito la propria...

Yaxara
Purtroppo sono in tanti a pontificare e spesso nessuno di loro ha (almeno) un titolo (di studio) valido per farlo.
Speriamo finisca presto, ma se continuano a vaccinare le persone a questi ritmi la vedo ancora molto lunga.

MikiMoz
È vero, purtroppo temo che anche quest'estate saranno tutti a ruota libera. Ciò che un po' mi consola è che - come accennava Franco sopra - almeno una parte - per quanto irrisoria - della popolazione sarà vaccinata.
La Storia con la "S" maiuscola è fatta di tante piccole storie e di equilibri individuali che mutano. È difficile per tutti averne consapevolezza.
Non so se le cose con la mia amica si riallineeranno, ma ci continueremo a tenere in contatto, per quanto possibile - alla fine lavoriamo ancora più o meno nella stessa zona!

Maria ha detto...

Rezar não é só pronunciar palavras mas é unir pela oração nosso coração ao de Cristo.