Penso che che il ritornare alle ben note restrizioni relative alla circolazione e alle attività commerciali sia come svegliarsi durante la notte e non poter beneficiare del sonno perduto: ossia, fatte le dovute distinzioni, del periodo in cui, bene o male, tali restrizioni non v'erano o erano meno pervasive. In altre parole, il ritorno alla zona rossa induce a dimenticare che - seppur per un breve periodo di tempo, seppur in maniera più edulcorata rispetto al consueto - siamo potuti tornare a vivere una vita quasi normale. E penso che sia altrettanto normale che l'essere umano, nel segmento di tempo che va dall'inizio della pandemia al momento attuale, tenda - purtroppo - a ricordare con maggior enfasi ed evidenza il periodo peggiore, vale a dire in cui è rimasto costretto dentro casa rispetto al resto.
lunedì 29 marzo 2021
Chi ci restituirà il tempo perduto?
Penso che che il ritornare alle ben note restrizioni relative alla circolazione e alle attività commerciali sia come svegliarsi durante la notte e non poter beneficiare del sonno perduto: ossia, fatte le dovute distinzioni, del periodo in cui, bene o male, tali restrizioni non v'erano o erano meno pervasive. In altre parole, il ritorno alla zona rossa induce a dimenticare che - seppur per un breve periodo di tempo, seppur in maniera più edulcorata rispetto al consueto - siamo potuti tornare a vivere una vita quasi normale. E penso che sia altrettanto normale che l'essere umano, nel segmento di tempo che va dall'inizio della pandemia al momento attuale, tenda - purtroppo - a ricordare con maggior enfasi ed evidenza il periodo peggiore, vale a dire in cui è rimasto costretto dentro casa rispetto al resto.
domenica 21 marzo 2021
Un cielo color ruggine
lunedì 15 marzo 2021
Pensieri sparsi in tema di zona rossa
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La suddivisione italiana in zone al 15/03/2021 |
giovedì 11 marzo 2021
Imprevisti tempestivi
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Foto dell'indagato |
domenica 7 marzo 2021
La mia seconda settimana di lavoro ai tempi del COVID-19: tra carta e penna e moti centripeti
Della mia prima settimana di lavoro ai tempi del COVID-19 ho già parlato qui.
Alla fine della seconda settimana si confermano alcune impressioni già sorte, in precedenza, "a caldo". In particolare, non esiste un metodo univoco di gestire un'impresa (nella specie uno studio legale). Certo, molti di voi lo avranno dato per scontato, ma penso che un conto sia sentirlo dire, ben altro conto sia viverlo.
Per me, che avevo sempre e solo avuto un solo metro di paragone, si conferma e - in un certo senso - si accentua la sorpresa nel constatare quanto divergenti possano essere le soluzioni prese per la risoluzione di un medesimo problema.
Nel posto dove da poco lavoro, stando a quanto ho avuto modo di vedere sinora, la gestione della corrispondenza e dei rapporti con i clienti è "centralizzata": normalmente a email indirizzate al titolare dello studio ha risposto sempre e solo lui in persona. Niente è delegato; a esser delegate, semmai, sono le bozze di email destinate ai clienti, che il titolare detta indistintamente a collaboratori junior e senior, costretti ad appuntarsi con carta e penna - in fretta e furia - ogni parola (ogni sfumatura, a volte, fa la differenza). Dette bozze sono poi ritrasmesse al titolare, che le emenda e le invia ai clienti. Per me, che per il momento sono un collaboratore junior, il giro di giostra è ancora più complicato: devo prendere appunti, trasmettere la bozza a un collaboratore senior che la emenderà e la trasmetterà a sua volta al titolare. Quest'ultimo invierà l'email al cliente mettendomi in copia.Com'è evidente, si tratta di un bel dispendio di tempo e di energie. Quel che è positivo è il fatto che le proprie bozze sono sempre ricontrollate da qualcuno (da più di una persona, nel caso dei collaboratori junior come me) e i suggerimenti/insegnamenti, proprio perché "dettati" o pervenuti attraverso le correzioni, restano ben impressi in testa.
Viceversa, nel luogo in cui ero prima la gestione della corrispondenza e dei rapporti con i clienti era "diffusa": ciascuno di noi, salvo scrivere castronerie e salvo casi particolari, poteva tranquillamente intrattenere rapporti con clienti (e rispondere anche alle email indirizzate al titolare), ovviamente previa l'adozione di alcune "direttive" da parte del titolari, le quali potevano essere generali (ossia dettate generalmente in relazione alla corrispondenza e ai contatti) o speciali (ossia adottate in relazione a una pratica specifica). I clienti, d'altra parte, potevano scrivere a ciascuno di noi, il quale gli avrebbe risposto sulla base delle "direttive" di cui sopra.
In questo modo, tempo ed energie erano risparmiati, ma v'era il rischio di incorrere in qualche cantonata o lavata di capo anche grave nel caso di email spedite senza averci meditato troppo o - peggio - indirizzate a destinatari sbagliati. Il tutto, come detto, fatti salvi casi eccezionali in cui il "filtro" di collaboratori senior o del titolare era espressamente richiesto.
Si potrebbe dire, dunque, che mi sto muovendo in senso centripeto. Molti altri compiti, al contrario, sono "diffusi" o, comunque, "delegati" rispetto a dove lavoravo prima: su di essi spero di avere il tempo di soffermarmi nei prossimi post insieme a
un altro aspetto che vorrei trattare, quello dei rapporti con i colleghi. Il tempo, però, stringe e devo necessariamente rimandare alla prossima settimana (già la terza, perbacco!).
Centripetamente,
Er Matassa
mercoledì 3 marzo 2021
Presa d'atto
Er Matassa
Visto il blog "Qui Radio Matassa", raggiungibile al sito internet quiradiomatassa.blogspot.com;
Vista la ripresa dell'attività lavorativa in presenza;
Ritenuta la necessità di vestirsi in maniera consona e adeguata al rinnovato contesto lavorativo;
Ritenuta, in particolare, la necessità di tornare a fare uso di abito scuro o, comunque, di camicia, giacca e cravatta per recarsi a lavoro;
Ravvisata la circostanza che, nel fare il nodo alla cravatta come di consueto, l'estremità "larga" della medesima, quantunque superi in lunghezza quella "sottile", risulta però arrestarsi ben prima di arrivare alla cintura;
Ravvisato l'inevitabile effetto comico discendente dal vestire in maniera asseritamente formale, ma abbinandovi una cravatta incapace, allo stato, di eguagliare la lunghezza della camicia;
Ritenuta la necessità di indagare in ordine al possibile restringimento della cravatta in questione a seguito di lavaggi non adeguati;
Acquisiti i pareri della propria madre e della propria ragazza (maggiormente) competenti, secondo le quali le cravatte non si lavano mai e, in ogni caso, non in lavatrice (semmai, in casi straordinari di necessità e urgenza, a mano e a secco);
Acquisita la dichiarazione della madre medesima per la quale, in ogni caso, la cravatta in discorso non risulta essere mai stata lavata;
Acclarata di conseguenza la circostanza che, semmai, non di restringimento della cravatta si tratta, bensì di cambiamento in amplius della taglia degli abiti indossati;
Acquisiti i pareri della propria madre e della propria ragazza (asseritamente) competenti, che confermano che il presunto restringimento della cravatta, in realtà, non è mai avvenuto, bensì è variato, in aumento, il contesto (i.e. la taglia del vestito e della camicia indossati) in cui la cravatta si colloca;
decreta
di prendere atto:
- dell'assenza di restringimento della cravatta;
- della contestuale variazione, in aumento, della taglia del vestito e della camicia indossati;
- della necessità di dimagrire (su cui cfr. i principi e criteri direttivi di cui all'Allegato A).
Dichiara che, a onor di cronaca, la cravatta in discorso è stata acquistata tredici anni or sono, in tempi non sospetti e lontani da possibili variazioni in aumento di taglia.
Dichiara il presente decreto immediatamente esecutivo.
Dato a Roma, addì 3 marzo 2021
Er Matassa
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Allegato A |