Come preannunciato nell'ultimo post, dal primo del mese svolgo un nuovo lavoro.
Si tratta, in particolare, di una posizione che dovrebbe darmi una relativa tranquillità, almeno per i prossimi tre anni. Poi si vedrà.
Per essere assunto ho partecipato a un concorso che ha richiesto - giorno più giorno meno - una quindicina di giorni di preparazione. E devo dire che, considerando le mansioni, l'orario di lavoro, la durata del contratto e la retribuzione, ne è valsa assolutamente la pena.
Si è trattato, però, di un "Piano B": di quindici giorni di studio che hanno intervallato, in realtà, la preparazione per un altro concorso (che chiameremo, in maniera originale, "Piano A"), non solo di maggiore portata, ma - ciò che più conta - per un lavoro che potrebbe piacermi di più e che trovo per me più congeniale.
Per il Piano A ho investito tempo, denaro ed energie: ho studiato nei ritagli di tempo dal lavoro nello Studio legale (prima) e a tempo pieno, mattina e sera, in biblioteca (dopo aver interrotto la collaborazione con lo Studio). Mi sono iscritto a un corso di preparazione, le cui lezioni spesso e volentieri erano nel fine settimana (si trattava di un corso rivolto anche a studenti già lavoratori).
La settimana scorsa si è tenuta la prima prova di questo concorso, dal cui esito dipendeva l'accesso alle prove successive. Purtroppo non è andata bene, anche se si è trattato veramente di pochi punti di differenza tra me e coloro che ce l'hanno fatta. Il risultato, però, quello è rimasto: non ammesso.
Appena ho saputo il risultato - inutile dirlo - ho passato i primi cinque minuti a maledirmi per tutte le volte in cui ho avuto l'occasione di studiare e non l'ho colta, perché mi sono sentito stanco, triste o semplicemente pigro. A quelle due domande che mi avrebbero potuto far guadagnare punti in più per passare questo primo step.
Subito dopo, però, ho realizzato che non tutto era perduto. Anzi, a ben vedere: niente era perduto. Si tratta di uno studio che mi porterò appresso e reinvestirò nei concorsi successivi che si svolgeranno, come si del resto si è svolto (e anche rapidamente!) il concorso che ho di recente vinto. E che ora come ora, rimproverarmi è assolutamente inutile, soprattutto alla luce di tutto ciò che è successo negli ultimi mesi.
Si tratta, né più né meno, di esperienza che non potrà che farmi bene ed essermi di insegnamento, in vista delle nuove sfide che - quest'anno o in quelli venturi - affronterò.
Concorsisti, state all'erta:
la partita si è appena aperta.
Apertamente
Er Matassa