venerdì 23 luglio 2021

Comunicazioni professionali e professionisti della comunicazione



Da quando sono arrivato nel nuovo studio sono stato discretamente apprezzato, ma mi dicono che una delle cose su cui ancora devo lavorare - oltre al settore molto specifico in cui lo studio svolge la propria attività - sarebbe la comunicazione professionale.

Mi spiego meglio. A differenza dello studio dove mi trovavo prima - impegnato soprattutto sul fronte processuale e della pareristica classica ("pareristica classica": il cliente ti pone uno o più quesiti, hai a disposizione x tempo - es. una settimana - per redigere un parere legale), qui si fa molta consulenza ("consulenza"= il cliente ti pone day by day specifici quesiti, spesso anche più di uno per singola mail, quesiti ai quali tendenzialmente devi dare risposte in tempi rapidi, con risposte esaurienti, sintetiche e comprensibili).

Completezza, sintesi e comprensibilità, dunque, sarebbero i tratti di una comunicazione professionale efficace, a maggior ragione quando si agisce non come "difensori", ma come "consulenti". 

Ora, devo ammettere che già in passato sono stato ripreso per essere eccessivamente "verboso". Diciamo pure che, nello scrivere, non ho proprio il dono della sintesi, ma semmai la maledizione dell'analisi, della quale - lentamente e faticosamente - sto cercando di liberarmi.

Ciò premesso, però, spesso un Collega mi dice che scrivo email eccessivamente "lunghe" o in linguaggio troppo "giuridichese" e, se a volte la critica mi sembra fondata, altre volte credo invece di essere io ad avere ragione.

La mail è troppo lunga?

Guarda che sto chiedendo al cliente di rilasciarmi una procura alle liti ("rilasciarmi una procura alle liti" = darmi il suo mandato per rappresentarlo e difenderlo in giudizio), non di uscire a cena con me (per quanto anche in questo caso una severa opera di convincimento è stata a volte necessaria). Per questo gli sto dando tutte le informazioni utili a capire il contesto in cui ci troviamo, nonché vantaggi e rischi ai quali potrebbe andare incontro!

La mail è troppo "giuridica"?

Oh amico, ok che uno - come si dice a Roma - deve "parlare come magna", ma è anche vero che esistono diversi modi di magna' e se vai dar macellaro quello che te fa 'e fettine bbone devi saper capire er tajo che te vole rifila'. Uscendo di metafora, quindi, se vai dall'avvocato, ci vai perché ti garantisca un certo tipo di competenze e di risposte alle domande che gli poni. Quindi, sì alla comprensibilità, ma non penso che - quando possibile - debba andare a scapito della professionalità.

Insomma, penso che certe informazioni siano essenziali e che essenziale sia renderle in un linguaggio sì comprensibile, ma tecnicamente corretto e a volte mi pesa davvero tanto metter mano a qualcosa che penso di aver scritto bene.

Il rischio, altrimenti, è quello che, nel dover scrivere comunicazioni professionali, si diventi, al più, dei "professionisti della comunicazione". Con tutto il rispetto per questi ultimi, beninteso. Ma l'avvocato è solo questo? Non è piuttosto anche altro?


Perplessamente

Er Matassa


P.S. Chissà se Saul Goodman, al secolo "Jimmy" McGill, sarebbe d'accordo con me...

6 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

La verità, come al solito, è nel mezzo. Posso parlarti da fruitore: se un avvocato mi ubriaca di dettagli tecnici posso tendere a perdere empatia, certo la controparte non può ridursi alla barzelletta di Proietti (qui se l'inculamo, qui se l'inculamo, qui te se inculano), il consulente deve creare clima professionale in guanto di velluto. Rassicurare e stupire. Un lavoraccio. Specie quando ci rendiamo conto che la causa è persa in partenza.. ;)

Er Matassa ha detto...

Franco, hai colto - e spiegato - perfettamente il punto! Il fatto è che secondo me è difficile star "nel mezzo" e ho l'impressione che la deriva sia nel senso della barzelletta di Proietti...
Un saluto,

EM

Guchi chan ha detto...

Ciao! Da cliente di avvocato: ogni volta che lui mi manda una mail - scritta in ineccepibile linguaggio avvocatesco con tutta la terminologia ad hoc - io gli telefono e mi faccio tradurre in italiano XD
Son d'accordo sul fatto che ogni contesto richieda la giusta terminologia, ma ogni tanto abbiate un occhio di riguardo anche per le casalinghe di Voghera X°°D

Er Matassa ha detto...

Ciao Guchi e benvenuta!
Hai ragione, dovremmo scrivere in maniera più comprensibile... Lì sta l'abilità dell'avvocato: saper spiegare concetti complessi in parole semplici. A mio parere, però, quando la semplicità si traduce in "semplice-a-ogni-costo", si trasforma in sciatteria e si rischia che qualche contenuto vada irrimediabilmente perso e secondo me però non è un bene né per il cliente, né per l'avvocato!
Un saluto,

EM

Glaurito ha detto...

È un discorso di livelli, di registri. Adattare la comunicazione al tipo di cliente. Quello che sappiamo avere le competenze tecniche per cogliere le sfumature giuridiche e quel contadino al quale per spiegare la rilevanza del possesso rispetto a un diritto reale non esercitato fui costretto a fare l’esempio dell’amante con cui fai assiduamente sesso e della moglie che non te la dà.

Er Matassa ha detto...

@Glaurito
Ciao e grazie della visita! Convengo con te che è opportuno adattare la comunicazione al tipo di cliente, ma purché non ne venga svalutato il contenuto.

P.S. L'esempio dell'amante e della moglie è a dir poco fenomenale!