giovedì 15 ottobre 2020

Il matrimonio ai tempi del COVID-19

Come anticipato nello scorso post, l'ultima settimana di settembre io e i miei amici siamo stati in trasferta nel (profondo ma non troppo) Sud, in un paesino della Campania (d'ora in poi: il Paesino), ove la mia migliore amica sarebbe convolata a nozze con il ragazzo dopo più di dieci anni di vita assieme: io, assieme a una loro amica, avrei fatto da testimone. Assolutamente vietato, dunque, arrivare in ritardo!

Un matrimonio, pertanto, contrassegnato da due caratteristiche fondamentali, una positiva, l'altra negativa. La positiva è che ci dava l'occasione per una bella gita fuori porta e fuori dal contesto romano. La negativa è che la celebrazione si sarebbe, comunque, svolta in tempo di Coronavirus, cosa che imponeva a tutti, celebranti e partecipanti, sposi e testimoni, invitati e invitanti, il rispetto delle norme di sicurezza statali e regionali volte a prevenire il contagio e la diffusione del virus. Cosa che, prima di tutto, si sostanziava l'utilizzo pressoché sempiterno della mascherina, dalla quale praticamente non ci siamo mai separati. 

Per fortuna mia madre mi ha prestato la sua macchina per la tratta, ché il radiatore della mia, manco a farlo apposta, la settimana prima aveva dato problemi... Così, dopo esserci visti a Termini la mattina di buon'ora, con la mia ragazza e due nostri amici siamo partiti alla volta del Paesino, pronti ad affrontare quattro ore di viaggio.

Prima tappa: Autogrill poco dopo aver lasciato Roma, per incontrarci con le altre due macchine di amici che si erano messe in viaggio il giorno stesso. Tutti bardati e "mascherinati" all'interno della stazione di ristorazione, ci siamo salutati abbastanza rapidamente tra un cornetto e un caffè. Solo il giorno dopo avremmo scoperto che la fretta di alcuni di loro di ripartire al volo era motivata dalla necessità di accaparrarsi alcune stanze da letto doppie a scapito di altri, costretti a dormire in triple, ma poco sarebbe importato per noi dove, quando e con chi dormire, desiderosi soltanto di festeggiare le nozze della nostra amica. Il viaggio, dunque, è proseguito piacevolmente tra chiacchiere in macchina, parole rigorosamente filtrate attraverso le mascherine, e playlist musicali. Qualcuno ha anche sonnecchiato (non io, ché - ovviamente - guidavo!).

Arrivati allo svincolo dell'autostrada, siamo usciti e - galeotto fu il navigatore di Google Maps - ci siamo ritrovati in una serie di stradine nelle quali la macchina passava a stento, costretti a dover scalare ponticelli dalla dubbia tenuta e percorrendo sentieri tracciati sul ciglio di canali mai messi in sicurezza. Tra risate nervose e preghiere sincere, occhiali appannati da mascherine e frenetiche telefonate, siamo riusciti a uscirne e ad arrivare intorno all'ora di pranzo a casa dello sposo, dove ci aspettavano dei succulenti (e non lo dico ironicamente!) panini per placare la fame che nel frattempo si era fatta sentire.

Subito dopo ciascuno è andato nelle proprie stanze. Praticamente io e la mia ragazza non abbiamo avuto nemmeno il tempo di entrare che già si era fatto tardi: niente riposino (come invece avevo sperato, essendo stato costretto a lavorare sino a notte fonda e a guidare in autostrada per quattro ore). Mi vesto, dunque, come si confà a un matrimonio, elegante ma con qualche accessorio vintage, come avevano chiesto gli sposi (in realtà era - ed è - lo sposo quello davvero fissato con queste cose): dei gemelli particolari e una cravatta un po' stravagante (quest'ultima è stata un po' una scommessa, fortunatamente però è riuscita bene!).

Corsi a far le foto con gli sposi, ci siamo poi ritrovati tutti in uno dei palazzi comunali del Paesino, con la mascherina sul viso, ad aspettare l'arrivo della sposa accompagnata dal papà. Confesso che la mancanza di ossigeno e l'essere, quale testimone, lì davanti a tutti assieme alla mia amica l'hanno fatta un po' da padrone e mi sono un po' emozionato. È stata una cerimonia semplice ma intensa, officiata dal migliore amico dello sposo, il quale ha offerto a tutti un breve discorso, ironico e affettuoso, prima della lettura dell'atto di matrimonio, dei pertinenti articoli del codice civile e della sottoscrizione del tutto da parte di sposi e testimoni.

Nemmeno il tempo di realizzare che tutto si era compiuto, che siamo stati trascinati - io e l'altra testimone - a fare le foto con gli sposi nei pressi di una rinomata attrazione turistica e culturale nei paraggi. Che ingenuo, e io che credevo che le foto se li facessero solo gli sposi! #Einvece ci siamo ritrovati - sempre io e l'altra testimone - a sorreggere la sposa, mentre si sollevava il vestito nel tentativo - incerto e maldestro - di camminare su sampietrini bagnati alla volta di scalinate sulle quali essere fotografata insieme allo sposo!

Già, perché le nuvole, sino a quel momento clementi con noi, hanno iniziato sul far della sera a far sentire il proprio brusio. Quest'ultimo sarebbe sfociato in un bellissimo temporale il giorno successivo, che ci ha costretto ad attendere in coda la riparazione di alcuni caselli in autostrada guastatisi a causa della pioggia, oltre che a procedere a passo d'uomo e a sostare per alcuni minuti a bordo della carreggiata nei momenti in cui le bombe d'acqua si facevano più intense. Tutto ciò, però, era ancora in nuce il giorno del matrimonio, sicché l'ardore e la gioia della celebrazione e del successivo ricevimento non sono stati benché minimamente smorzati dal brutto tempo incipiente.

Scattate le foto, siamo rientrati tutti - sposi e testimoni - nel ristorante dove nel frattempo si era tenuto l'aperitivo e dove si sarebbe svolto il seguito della celebrazione. Altra scoperta dei matrimoni del Sud: i testimoni siedono al tavolo con gli sposi (e chi se lo immaginava!). Anche noi testimoni, dunque, da un lato eravamo tenuti come gli sposi a fare la spola tra un tavolo e l'altro di amici e, con la scusa di assicurarci che tutti stessero bene, provavamo a "ravvivare" i tavoli più smorti e "calmare" quelli più irrequieti; dall'altro, abbiamo potuto beneficiare della sovrabbondanza di cibo e vino al nostro tavolo, dei quali siamo stati più volte gentilmente riforniti dai camerieri. Il mio proposito di dimagrire è stato automaticamente traslato al lunedì (della settimana dopo quella successiva al matrimonio, beninteso). 

Il ricevimento è andato avanti sino alle 3 di notte, tra vagonate di cibo e bevande, lanterne cinesi accese, raramente partite alla volta del cielo e più spesso spente in fretta e furia, laddove precipitate rovinosamente a terra; camicie e vestiti irrimediabilmente tinti di vino rosso; invitati che non tenevano più il conto delle portate; danze a ritmo di musica, seppur rigorosamente distanziati e "mascherinati". Un turbinio di momenti felici, alcuni dei quali frenetici, altri più tranquilli; alcuni sobri e formali, altri più sconvenienti e imbarazzanti; alcuni immortalati con foto e video, altri di cui abbiamo solo memoria. Momenti, insomma, di cui abbiamo parlato e parleremo - immagino e spero - senza esserne mai stanchi.

L'ultima chicca: una volta rientrati nella Capitale dopo più di cinque ore di viaggio a causa delle condizioni di mal tempo, alcuni giorni dopo il matrimonio il Presidente della Regione Campania ha vietato la celebrazione di matrimoni con più di 20 partecipanti e intensifica le misure sanitarie e di sicurezza in considerazione dell'andamento della situazione epidemiologica.

Chissà se la mia migliore amica, le cui doti organizzative e preparatorie sono assai risapute, aveva previsto anche questo...

Felicemente e contentamente

Er Matassa




4 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Anche noi matrimonio a settembre tra Vasto e Teramo, con portate infinite e Covid invitato non previsto.. i nostri amici hanno fatto giusto in tempo e, devo dire, avrei comunque evitato perché già si capiva dove si sarebbe andato a parare.. ora tutti con gli occhi al telegiornale.. mala tempora...

Er Matassa ha detto...

Non mi hanno mai invitato a un matrimonio in Abruzzo, ma sono assai curioso, conoscendo le premesse "gastronomiche" del posto.
Ti dico la verità: anche io avrei evitato volentieri visti i tempi che corrono, se non fosse stato che a sposarsi era la mia migliore amica (della quale, per giunta, ero il testimone).

Franco Battaglia ha detto...

.. ti dirò.. avrei preferito arrosticini a tutto quello che hanno portato..li avevo anche chiesti ma mi hanno detto che "non fanno fine ad un matrimonio".. e vabbe'.. per fortuna la sera prima scorpacciata a Vasto: arrosticiniallyoucaneat.. ahah

Er Matassa ha detto...

Anche a me piacciono un sacco gli arrosticini! E una volta, durante una puntata a vasto, ne ho fatto man bassa anche io... Che ricordi bellissimi (e buonissimi!)

EM